“Non è sciatteria ma una precisa scelta ambientale” Con queste parole, in uno dei suoi video, la sindaca di Andria Giovanna Bruno ha sostenuto che il mancato taglio delle erbacce in uno dei pochi parchi cittadini sia volta a garantire la cura della biodiversità. Di verde vestita per la giornata mondiale dell’Ambiente la sindaca non ha convinto gli utenti dei social e si è attirata numerose proteste per questa uscita ritenuta dai più bislacca: prima quelle dei cittadini, poi quelle della politica locale. I primi hanno fatto notare quanto sia contraddittorio sostenere che sia buona pratica quella di lasciare crescere le erbacce nei parchi pubblici quando invece è lo stesso comune a imporre, soprattutto per i terreni incolti, inedificabili o non ancora edificati, lo sfalcio della vegetazione spontanea. Pena per la mancata esecuzione, salate multe e segnalazioni all’autorità giudiziaria.
Il concetto espresso dalla sindaca non è di per sé sbagliato, anzi: lasciare che il ciclo naturale delle piante si svolga in modo più libero possibile è auspicabile quando si parla di ampie aree, riserve naturali: questo favorisce certamente la presenza di api, insetti impollinatori, uccelli e altri animali, contribuendo a un ecosistema sano e funzionale. La sensazione dei più è che invece la sindaca abbia voluto coprire con una risibile motivazione, la difficoltà e l’incapacità dell’amministrazione di gestire il verde pubblico.
“Invece di farsi paladina di una situazione che, di fatto, è di degrado – scrive in un comunicato il centrodestra – la sindaca provveda a porre rimedio al patrimonio degli alberi presenti in città: basti pensare alle querce secolari ormai moribonde sul corso e in altre parti della città! Preservare l’ecosistema non può essere oggetto di spot propagandistici”.
Anche l’intergruppo consiliare “Ambiente, Salute, Cultura” ha diffuso una nota per puntualizzare alcuni concetti chiave e dopo aver ripreso la definizione di biodiversità, ha fatto notare come “nei parchi cittadini la priorità deve essere la sicurezza e la fruibilità degli spazi, garantendo che i bambini possano giocare liberamente senza rischi, come piante urticanti, erba troppo alta o presenza di insetti potenzialmente pericolosi.”
La verità è che il Comune ha pochi giardinieri e ancor meno idee. Ma invece di ammetterlo con onestà – magari chiedendo pazienza e risorse – si è preferito trasformare un’incapacità, in visione ecologista, con l’effetto grottesco di fare del disordine una virtù.