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Antonio Del Giudice racconta il dopoguerra al sud: “Senza memoria non capiremmo il futuro”

Un romanzo di formazione che parte da storie di vita vissuta, reali, quelle nate nel dopo guerra, con particolare attenzione agli anni tra il 1960 e il ’75, gli anni in cui gli italiani – ed in particolare i cittadini del sud – hanno scoperto una nuova identità di sé stessi ma fortemente legata agli anni della guerra, del fascismo e delle lotte partigiane che avevano segnato le vite dei loro cari. Si chiama “Il ragazzo che rubava le parole” scritto da Antonio Del Giudice, andriese e giornalista, tra i più apprezzati nel suo campo. Sabato scorso ha presentato il suo romanzo all’interno del Chiostro di San Francesco, un lavoro che ha al suo interno tratti autobiografici. Del Giudice, che è nato nell’immediato dopo guerra, ha voluto raccontare quell’epoca anche attraverso il suo vissuto.

“Il ragazzo che rubava le parole” è soprattutto un romanza di formazione, con un obiettivo ben chiaro.

La presentazione del romanzo è stata organizzata dal movimento civico Andria Bene in Comune. Un appuntamento fortemente voluto dall’ex consigliere regionale Sabino Zinni. Un omaggio per un illustre concittadino di Andria.

La memoria, dunque, come punto di partenza per il futuro. Senza essa sarebbe come rinnegare l’identità del presente.

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