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Bretella sud della tangenziale di Andria, la richiesta di risarcimento danni riporta il tema in tribunale. Gli ambientalisti: «Opera sbagliata e insostenibile»

Le associazioni ambientaliste di Andria hanno ribadito il loro no alla bretella sud della Tangenziale andriese tornata alla ribalta dopo la richiesta risarcitoria da parte della ditta che aveva vinto la gara d’appalto ma con cui la Provincia non ha mai sottoscritto il contratto per l’avvio dei lavori. Forum Ricorda e Rispetta, Legambiente, Forum Ambientalista Puglia e Italia Nostra hanno nuovamente definito l’infrastruttura «non solo inutile e dannosa per l’ambiente, ma anche economicamente insostenibile».

Infatti i 27 milioni di euro a disposizione della Provincia per questo progetto sono ormai totalmente insufficienti per pensare di completare l’opera. Per questa ragione lo stesso ente, che negli anni non si è mai opposto alla realizzazione della bretella, ha avviato ora le procedure di revoca definitiva chiudendo una storia che negli ultimi cinque anni si è vissuta essenzialmente nei tribunali. Il Comune di Andria, infatti, ha continuato a sostenere, così come le associazioni ambientaliste, l’inutilità dell’opera procedendo al diniego del provvedimento di variante urbanistica che è stato rigettato più volte nonostante però diverse sentenze di Tar e Consiglio di Stato dopo i ricorsi della stessa ditta. Per questa ragione l’impresa aggiudicatrice dell’appalto ha scelto di tornare in tribunale questa volta per richiedere un risarcimento danni all’ente comunale da circa 5 milioni di euro. Il provvedimento è stato notificato al comune già il 18 giugno scorso ma la notizia è emersa nei giorni successivi con il consigliere di opposizione Antonio Scamarcio più volte critico con l’amministrazione sulle scelte operate su questa materia.

In una nota congiunta, le associazioni ambientaliste hanno invece sottolineato come la scelta del Consiglio Comunale «non era sbagliata e rappresentava un importante punto di svolta nell’amministrazione della città, segnando finalmente una discontinuità rispetto alle scelte miopi del passato». Secondo le associazioni, per troppo tempo il progetto è stato portato avanti «senza una reale valutazione delle sue conseguenze ambientali ed economiche, in un clima di opacità decisionale che ha visto susseguirsi amministrazioni incapaci di prendere una posizione chiara». L’opera avrebbe comportato un inaccettabile sacrificio ambientale con l’espianto di oltre sessanta ettari di uliveti ma poi il problema dei costi avrebbe rappresentato un ostacolo difficile da superare. Secondo le sigle associative il comune di Andria ha esercitato «un sacrosanto diritto-dovere, esprimendo finalmente con chiarezza quel parere urbanistico che per anni era stato volutamente evitato».

Tra le dichiarazioni pubbliche latitano comunque quelle dell’ente Provincia che al momento ha scelto la via del silenzio su questa situazione per cui ci sarà la revoca dell’affidamento. La speranza è quella che i fondi possano non esser persi e magari utilizzati invece per mettere in sicurezza il tratto andriese dell’attuale SP2, un pezzo di strada di cui ci siamo più volte occupati per i suoi pericoli, gli indicenti mortali e la precaria situazione di sicurezza.

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