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Degrado e numeri da record, la doppia faccia della Fiera del Levante di Bari

Non è tutto oro quello che luccica. La Campionaria Generale Internazionale che da 85 anni popola la Fiera del Levante di Bari diventando un simbolo della città ha aperto i suoi cancelli sabato 15 e ha fatto registrare nel weekend di metà ottobre, secondo quando comunicato dall’ufficio stampa, oltre 65mila visitatori tra i viali e i padiglioni. Basta, però, spostarsi all’interno della Fiera, all’altezza dell’ingresso Monumentale, chiuso al pubblico ma che può essere raggiunto a piedi entrando dall’ingresso principale, per rendersi conto dello stato di abbandono in cui versano le strutture. Fontana monumentale spenta, con tanto di erbacce che nemmeno per l’occasione sono state rimosse. Accanto il Padiglione 150, dedicato alla promozione della Puglia nel mondo, ma di certo l’impressione non è delle migliori perché chiunque può notare cosa c’è all’interno: un cumulo di cartacce, immondizia e addirittura un materasso. “Il turismo del futuro?”, la risposta dovrebbe essere scontata, peccato, però, che accanto ci sia il cartello “pericolo”, con tanto di recinzione. Lo stesso cartello e le stesse recinzioni si possono notare quasi ovunque. “È un paese per giovani”, si legge ancora in alto a una delle strutture accanto al Padiglione 150. Eppure facciamo fatica a credere che qualsiasi giovane si possa sentire rappresentato da quelle scale che cadono a pezzi e dalla fatiscenza di strutture che paiono completamente abbandonate. Saracinesche di quelli che prima erano locali abbassate e arrugginite, come arrugginito è il tetto che copre una delle principali fiere italiane e del Mediterraneo. Insomma, da un lato i numeri, addirittura migliori del dato del 2019, anno in cui ci era registrata la maggior affluenza. Dall’altro uno scenario che pare il set di un film post apocalittico. Due facce troppo diverse tra loro e che mal si abbinano a ciò che la Fiera, riprendendo le parole del sindaco Decaro, dovrebbe rappresentare per la città di Bari e tutto il Mezzogiorno d’Italia: “una vetrina affacciata sul mondo”.

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