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Infortuni sul lavoro, in Puglia 26 morti nei primi cinque mesi del 2025. Bucci (CGIL): “Servono interventi non più promesse”

In Puglia, nei primi cinque mesi dell’anno, 11.644 denunce di infortunio sul lavoro (una media di 77 al giorno) e 26 incidenti mortali, un dato quest’ultimo dell’Inail purtroppo in linea con il 2024 e che secondo le elaborazioni utilizzate dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering, pone la regione in “zona rossa”, ovvero con un’incidenza di mortalità (data dal rapporto tra vittime ogni milione di occupati) pari a 15,3, dato superiore alla media nazionale di 11,6.

Servono interventi, non più promesse. È questa la denuncia che arriva dalla CGIL Puglia. «Un sistema di fare impresa che – commenta la segretaria generale del sindacato, Gigia Bucci – antepone profitto e risparmio alla tutela e alla sicurezza di lavoratori e lavoratrici. La disponibilità del Governo – spiega Bucci- a confrontarsi con sindacati, promettere interventi, stride con una realtà fatta di morti e infortuni per chi dal lavoro dovrebbe trarre reddito per una vita dignitosa».

Il settore più colpito dagli infortuni mortali in Puglia è quello dell’industria e servizi, divisi tra industria in senso stretto, artigianato e terziario. In valore assoluto la provincia che conta più vittime è Bari, con 10. Ma secondo il parametro dell’indice di mortalità è Brindisi (che è in zona rossa con il capoluogo regionale e Foggia) a presentare il valore più alto, addirittura 38,7.

«Guardando ai dati dell’attività dell’Ispettorato del Lavoro in Puglia su violazioni in tema di salute e sicurezza o lavoro nero, – continua Bucci- si comprende come il report dell’Inail sia figlio di una diffusa elusione di norme e contratti, in nome di una impunità che deriva dal basso numero di ispezioni, che spesso avvengono su segnalazione e denuncia di lavoratori e sindacati». Secondo la CGIL Puglia servirebbero da parte delle istituzioni «risposte concrete e non chiacchiere». Dito puntato sull’esecutivo, responsabile, a detta del sindacato, di aver posto in essere un sistema di regole del mercato del lavoro che favorisce precariato e subordinazione e impedisce ai lavoratori di poter esigere il pieno rispetto delle leggi.

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