Presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria locale. La città di Bari dal 26 febbraio scorso, data in cui sono state arrestate 130 persone nell’ambito dell’inchiesta sul voto di scambio politico-mafioso ‘Codice interno, vive nell’ombra di un ipotetico commissariamento, sia delle municipalizzate che del Comune. Si è svolto in Prefettura il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che precederà l’invio al ministero dell’Interno, da parte del prefetto Francesco Russo, della relazione sulle conclusioni della Commissione d’accesso che, da marzo a settembre, ha valutato le possibili infiltrazioni mafiose nel Comune di Bari. L’inchiesta ha già causato il commissariamento dell’Amtab, la municipalizzata dei trasporti, nella quale risultavano assunte diverse persone legate ai clan, soprattutto il clan Parisi del quartiere Japigia, poi licenziate. Un incontro riservatissimo a cui hanno partecipato, oltre al Prefetto Russo, anche il procuratore di Bari, Roberto Rossi, insieme al questore Massimo Gambino, al comandante provinciale dei carabinieri Gianluca Trombetti e al comandante provinciale della guardia di finanza Pasquale Russo. Dopo l’invio della relazione del prefetto al Viminale, il ministro Matteo Piantedosi avrà tre mesi di tempo per decidere se archiviare la pratica o se proporre lo scioglimento dell’amministrazione comunale. Ma non sono le uniche due soluzioni: nel caso in cui venissero comunque rilevati collegamenti tra l’apparato burocratico dell’amministrazione e le organizzazioni criminali, ma non tali da determinare lo scioglimento del Comune, può essere adottato “ogni provvedimento utile a far cessare immediatamente il pregiudizio in atto”.
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