Le opportunità di export verso l’Oriente, in particolare alla luce del nuovo contesto geopolitico che stiamo attraversando, se da un lato presenta sfide complesse, dall’altro apre scenari di grande rilevanza per chi saprà coglierli con visione, coraggio e strategia. Di questo e di tanto altro si è discusso, insieme al vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli, nel corso dell’evento organizzato all’interno della Camera di Commercio di Bari e che ha rappresentato, grazie anche all’Ordine dei Giornalisti, un momento di formazione. Deve far riflettere il dato Istat pubblicato nei giorni scorsi relativo ad una riduzione in volume e per valore delle esportazioni extra Ue nel mese di aprile. Un dato certamente influenzato dal difficile contesto geopolitico. Per questo è necessario porre una particolare attenzione alle migliaia d’imprese che hanno tutte le caratteristiche per essere presenti sui mercati internazionali ma sono assenti: si stima che in Italia siano 70 mila e ben 4mila in Puglia. L’Oriente non è un’opzione lontana e incerta: è una realtà concreta e già decisiva per il futuro dell’economia globale. Le imprese italiane, soprattutto le piccole e medie, hanno un potenziale inespresso. Va considerato il potenziale complessivo sfruttabile dell’export italiano (cioè l’export aggiuntivo ottenibile oltre l’export attuale) che l’Istat ci dice solo in Asia superi i quattro miliardi di euro, e in Puglia ben 400 milioni. L’Italia, con il suo patrimonio manifatturiero, la qualità dei suoi prodotti e la reputazione del Made in Italy, ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano. Ma per farlo, deve saper adattare le proprie strategie di export a questo nuovo contesto. Ma per sfruttare le opportunità occorre superare alcune criticità come la complessità normativa e culturale dei mercati orientali richiede competenze, formazione e presenza locale e la competizione elevata.
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