«Mancano informazioni chiare e accessibili, e i cittadini sono sempre più preoccupati». È questo l’allarme lanciato dal Forum Ambientalista Puglia, che interviene con una dura presa di posizione sulla questione della contaminazione da PFAS nelle acque destinate al consumo umano nel territorio di Andria grazie al report di Greenpeace di cui ci eravamo già occupati agli inizi di febbraio.
Il Forum regionale a firma del suo presidente e cioè il consigliere comunale Michele Di Lorenzo, ha deciso di protocollare una ufficiale richiesta di riscontro da parte degli enti competenti, evidenziando la «grave opacità comunicativa» che sta accompagnando il caso. Secondo Di Lorenzo, «la mancanza di trasparenza sta generando un clima di crescente preoccupazione tra i cittadini, un massiccio ricorso all’acqua in bottiglia – con inevitabili ricadute ambientali – e un’inaccettabile violazione del diritto fondamentale a ricevere informazioni adeguate su temi che riguardano la salute pubblica».
Nella ricerca di Greenpeace “Acque senza veleni”, in Puglia sono stati effettuati 13 rilievi e di questi 7 sono risultati positivi con Andria però a guidare la regione per concentrazione di PFAS e cioè molecole impiegate in diversi processi industriali e per la produzione di numerosi beni di consumo. Sono però considerati degli “inquinanti eterni” perchè si degradano molto lentamente.
Nella richiesta protocollata da parte del Forum Ambientalista ed indirizzata al consiglio comunale ed al Sindaco Giovanna Bruno, ci sono almeno cinque richieste urgenti. Intanto la pubblicazione immediata e integrale dei dati in possesso degli enti preposti, comprese le serie storiche che possano tracciare l’evoluzione della contaminazione da PFAS nel tempo; Poi una comunicazione pubblica chiara e scientificamente fondata sui rischi effettivi per la salute, «evitando sia allarmismi infondati sia pericolose sottovalutazioni», la mappatura delle potenziali fonti di contaminazione sul territorio e un piano di controlli sulle attività produttive che utilizzano o rilasciano PFAS e poi l’organizzazione di incontri pubblici periodici con la cittadinanza, alla presenza di esperti indipendenti e l’adozione di alternative sostenibili all’acqua in bottiglia.