Un nuovo aumento medio del 5% per tutti sulla Tari del 2025. E’ quanto sta accadendo ad Andria nonostante un invidiabile record, celebrato pochi giorni fa, per percentuale di raccolta differenziata che si è attestata nel 2024 ad oltre il 75%. Gli avvisi di pagamento sono in arrivo in questi giorni e come comunicato dall’ente arriveranno a tutti i cittadini entro fine agosto. Già arrivati a chi ha comunicato la propria pec. Dalla ricezione dell’avviso ci saranno poi 15 giorni per pagare eventualmente aderendo alla rateizzazione in cinque diverse rate la cui prima scadenza è, tuttavia, nella giornata di oggi e cioè il 31 luglio. Il ritardo, come sottolineato in una nota dall’assessore Pasquale Vilella, è dovuto all’introduzione del nuovo bonus sociale. Così come il nuovo aumento, ormai una consuetudine negli ultimi anni, è dovuto al piano economico finanziario redatto dall’AGER che ormai porta il conto annuale “salatissimo” a circa 20 milioni di euro da coprire interamente da parte dei cittadini. I costi, nella maggior parte, riguardano proprio le spese per lo smaltimento dei rifiuti ed i viaggi per consegnare gli stessi rifiuti in altre parti d’Italia.
Sgomberiamo il campo da equivoci. Fare correttamente la raccolta differenziata è un valore assoluto che salvaguardia l’ambiente e che la cittadinanza di Andria ha già mostrato di aver ampiamente compreso. Da rimarcare c’è il grande lavoro messo in campo in questi anni specialmente dalle scuole con progetti specifici di educazione ambientale che partono sin dalla scuola dell’infanzia e che ha già creato una coscienza sempre più forte nelle giovani generazioni e nelle famiglie. Resistono solo poche sacche di ignoranza che, tuttavia, tra sanzioni e fototrappole potrebbe esser destinata a diventare sempre più marginale. Ma il tema del costo della Tari schizzato ancor di più nelle ultime due annualità non può diventare secondario. Fare la raccolta differenziata correttamente, come avviene ad Andria, dovrebbe portare anche dei vantaggi economici alla città ed ai suoi cittadini. Questo non avviene. Ed a prescindere dalle contrapposizioni politiche, le responsabilità restano tutte in campo alla politica stessa che gestisce da anni questa transizione epocale senza nessun criterio. Manca la cosiddetta chiusura del ciclo dei rifiuti. Mancano gli impianti sul territorio pugliese di recupero delle diverse frazioni che, in gran parte, finiscono per esser spediti ad aziende del nord Italia. Manca una vera economicità del recupero dei rifiuti. E così si arriva a quasi 600 euro di tributo (calcolato su di una famiglia di 4 persone con appartamento da poco più di 100metri quadri) per una spesa totale per il servizio che ormai sfiora i 20 milioni di euro. Inaccettabile e controproducente perchè gli effetti positivi per l’ambiente vengono erosi dagli effetti negativi sul portafoglio dei contribuenti spesso già in difficoltà con i pagamenti stessi.



