Cronaca

Amtab, l’amministratore unico D’Amore: “Terra di nessuno sino al 2024, assunte persone vicine al clan Parisi”

Persone vicine al clan Parisi assunte in Amtab con contratto anche indeterminato. E poi ancora, la cassa del Cral della municipalizzata del trasporto pubblico di Bari in mano al fratello del boss di Japigia Savinuccio Parisi, ovvero Massimo. Sono alcuni degli elementi riferiti dall’amministratore unico di Amtab, l’avvocato romano Luca D’Amore, ascoltato in Tribunale a Bari in un’udienza del processo nato dall’inchiesta Codice interno di Dda e squadra mobile che ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria. Nel processo sono imputate 15 persone, tra cui lo stesso Parisi, l’ex consigliera comunale barese Maria Carmen Lorusso – moglie dell’uomo chiave dell’inchiesta, Giacomo Olivieri – e il padre, l’oncologo Vito Lorusso. Nell’ambito dell’inchiesta (che portò a 130 arresti) fu anche disposta l’amministrazione giudiziaria per l’Amtab e D’Amore, nominato amministratore giudiziario dal Tribunale, è diventato successivamente amministratore unico su nomina del sindaco Vito Leccese. Secondo quanto riferito da D’Amore, Massimo Parisi – formalmente incensurato – è stato presidente del Cral di Amtab (il Circolo Ricreativo Aziendale dei Lavoratori) il quale «gestisce i fondi che vengono versati sia dall’azienda sia volontariamente dai singoli dipendenti, e nel corso del tempo ha svolto una funzione assistenziale di finanziamento ai dipendenti che ne avevano necessità». Il Cral, ha aggiunto l’amministratore, «elargiva fondi ai dipendenti che ne facevano richiesta, prelevati dal fondo comune» sulla base delle «esigenze più disparate», da quelle «odontoiatriche all’acquisto di auto, ma anche esigenze familiari legate alle utenze domestiche». Il rilascio delle somme era «autorizzato dal presidente del Cral» e dunque, per un periodo, anche da Massimo Parisi. Quest’ultimo fu assunto nell’Amtab nel 2013, e fino al 2022 è stato autista, ma avrebbe chiesto di guidare solo su determinate linee, e non nei quartieri San Paolo e Carbonara, dove erano operativi altri clan, giustificandosi con «motivi familiari e di sicurezza». Successivamente ha ricoperto i ruoli di operatore di rimessaggio e controllore, fino al recente licenziamento. L’amministratore unico D’Amore ha poi raccontato che nella municipalizzata c’erano 13 persone assunte direttamente dall’azienda, a tempo determinato o indeterminato, legati da vincoli di parentela o di vicinanza con esponenti del clan Parisi. Altre 13, sempre in qualche modo vicini al clan, sono state assunte a tempo determinato attraverso società interinali, e tra questi ci sono anche due figli di Massimo Parisi. L’Amtab fino al giorno in cui è esplosa l’inchiesta Codice Interno, era “terra di nessuno”, ha sottolineato D’Amore.

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