Il Comune di Andria ha sospeso con determina dirigenziale di ieri un subappalto all’interno del progetto cosiddetto Pinqua TERRA, nei confronti di una azienda direttamente riconducibile al 67enne andriese arrestato dalla Polizia di Stato due giorni fa per tentata estorsione aggravata ai danni di tecnici ed imprenditori coinvolti invece nei lavori di interramento ferroviario ad Andria. Si tratta di Giuseppe Conte, già noto alle forze dell’ordine, e che aveva ricevuto l’autorizzazione del subappalto per la sua azienda “Edil.Co.Gi.”, a gennaio scorso dopo una richiesta della ditta appaltatrice principale, Dicataldo Sabino, al Comune impegnata nei lavori per il Pinqua TERRA nella zona di Andria Sud. Dall’ente fanno sapere che l’autorizzazione era arrivata solo dopo la verifica dei requisiti di legge.
Nella determina di sospensione si specifica anche che l’effetto è “immediato e per il tempo necessario alla conclusione del procedimento penale avviato”. Il subappalto era stato richiesto ed autorizzato per un importo complessivo da 290mila euro di cui 200mila per i costi di manodopera e 20mila per oneri di sicurezza. Ma il coinvolgimento del 67enne nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Trani sul grande cantiere di interramento ferroviario, assieme al 68enne Paolo Russo anch’egli pregiudicato e noto alle forze dell’ordine per il suo passato tra esponenti di spicco del clan Pastore, ha fatto scattare l’immediata sospensione di quel subappalto da parte del Comune che ha chiesto anche spiegazioni alla ditta principale.
L’inchiesta, partita a novembre scorso, è nata grazie alla reazione delle vittime che hanno deciso di reagire e denunciare. Ora i due uomini si trovano agli arresti domiciliari. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori i due indagati avrebbero fatto pressione su uno dei consulenti tecnici nominati dalla società committente, la Ferrotramviaria Spa, tentando di ottenere, attraverso comportamenti minacciosi e atteggiamenti violenti, l’affidamento diretto della vigilanza del cantiere. Una richiesta avanzata in modo aggressivo, accompagnata da esplicite minacce di morte nel caso in cui la vittima si fosse rifiutata di acconsentire.
I due uomini avrebbero poi rivolto le loro attenzioni verso uno degli imprenditori titolari delle ditte subappaltatrici, chiedendo una somma ingente – 64.000 euro – e paventando gravi ritorsioni, personali e materiali, qualora il pagamento non fosse stato effettuato.
A fronte di queste pressioni, le vittime hanno scelto di non cedere al ricatto e di rivolgersi alle forze dell’ordine. Una decisione non scontata, che ha richiesto fermezza e coraggio, e che ha permesso agli investigatori di avviare un’indagine approfondita e di ricostruire con chiarezza il quadro delle condotte contestate. Già due giorni fa la Questura ha fatto sapere che le indagini sono ancora in corso per verificare se ci fossero altri episodi simili riconducibili allo stesso contesto.