Sarà l’autopsia affidata oggi alla dott.ssa Sara Sablone dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, a chiarire le cause della morte di Francesco Diviesti, il 26enne barlettano scomparso nel nulla il 25 aprile il cui corpo è stato ritrovato carbonizzato, quattro giorni dopo, in una grotta tra le campagne di Canosa e Minervino Murge. La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha notificato cinque avvisi di garanzia contestando il concorso in omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Gli indagati sono un 40enne di origini albanesi, considerato al vertice del gruppo criminale, ben noto alle forze dell’ordine; un 55enne di Minervino Murge la cui villetta situata poco distante dal luogo di ritrovamento del cadavere del 26enne è stata posta sotto sequestro dalla Questura; e poi tre barlettani: padre e figlio di 58 e 21 anni, ed un ragazzo di 25 anni. Sul loro conto la DDA aveva aperto un fascicolo nel 2023 per associazione a delinquere e traffico di droga. Secondo gli inquirenti, l’omicidio di Diviesti sarebbe stato pianificato e portato a termine con modalità tipiche delle organizzazioni criminali, da qui la contestazione dell’aggravante mafiosa. Il corpo della vittima è stato dato alle fiamme nel tentativo di cancellare ogni traccia. Per ricostruire il movente si indaga negli ambienti dello spaccio e sulle ultime ore trascorse da Diviesti prima della scomparsa, quando sarebbe rimasto coinvolto in una rissa con due degli indagati.
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