E’ stata contestata l’aggravante mafiosa ai due indagati, marito e moglie, per il tentato omicidio di un 21enne e di una 20enne, avvenuto la sera del 6 marzo scorso a Corato in piazza Di Vagno, luogo noto della movida in pieno centro. I due giovani, incensurati, furono feriti da colpi d’arma da fuoco esplosi da una moto in corsa, con la piazza affollata di gente.
Arrestata il 25 maggio a seguito dell’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Trani, su richiesta della Procura della Repubblica, la coppia si trova attualmente in carcere: le indagini della Polizia di Stato avrebbero evidenziato un contrasto tra due gruppi locali per il controllo di una piazza di spaccio. Nel corso delle investigazioni è emerso inoltre che i due indagati farebbero parte di un gruppo criminale più strutturato e vicino al clan Capriati di Bari, rappresentato da un pregiudicato, tuttora detenuto, che risulta indagato per i medesimi reati. A tutti è stato contestato il reato di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso. Perquisizioni sono state inoltre eseguite a Corato e nelle carceri di Trani e San Gimignano, dove si trovano altri soggetti implicati nella vicenda.
La giovane ferita, Simona Bovino, è risultata estranea a qualsiasi contesto criminale e di fatto è stata colpita per errore, mentre l’obiettivo vero era Giovanni Battista, vicino ad ambienti della malavita locale. Il giovane fu colpito nella regione lombare, in maniera non grave, mentre la ragazza fu sottoposta nell’immediatezza dell’agguato ad un delicato intervento chirurgico di asportazione della milza al Policlinico di Bari con diversi giorni di ricovero. Le indagini si sono svolte in un contesto di assoluta omertà, con numerosi tentativi di depistaggio da parte di alcuni testimoni, a loro volta deferiti per il reato di favoreggiamento personale.



