Sono diventate definitive le condanne, sino a 25 anni di reclusione, nei confronti di 22 esponenti dell’organizzazione mafiosa attiva a San Severo sgominata nell’operazione Ares dell’estate 2019. I provvedimenti emessi dall’ufficio esecuzioni penali della procura generale di Bari sono stati eseguiti dalla polizia. Tra i condannati vi sono esponenti di spicco dei due clan mafiosi che si spartiscono gli affari illeciti nella zona, riconducibili alle famiglie Nardino e Testa-La Piccirella. L’operazione scattò nel giugno del 2019 quando, su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Bari, la polizia arrestò 56 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, tentata e consumata, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, danneggiamento, reati in materia di armi e tentato omicidio, tutti aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini partirono nel 2015 dopo una serie di episodi di sangue a San Severo: successivamente gli inquirenti accertarono l’esistenza di un traffico di stupefacenti gestito dai gruppi criminali locali. Spicca tra le condanne quella a 18 anni di reclusione per Franco Nardino, 61 anni, capo dell’omonimo clan e nome storico della criminalità sanseverese; 14 anni e 8 mesi al fratello 47enne Roberto. 10 anni e 8 mesi al boss rivale Severino Testa e 11 anni al suo braccio destro Carmine Delli Calici. Per tutti gli imputati che scelsero il rito abbreviato (con sconto di un terzo della pena) si contano oltre due secoli di carcere complessivi. In primo grado venne condannato a 30 anni di reclusione Giuseppe La Piccirella, storico boss di San Severo.
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