Cronaca

Neonato trovato morto in chiesa a Bari: il piccolo era ancora vivo, dalla culla non partì la chiamata al parroco

Quando il bambino è stato lasciato nella culla termica, la chiamata al cellulare del parroco non è partita. E il piccolo, di appena 20 giorni, era ancora vivo. Sono i particolari emersi dagli ultimi accertamenti svolti dagli inquirenti, nell’ambito delle indagini sul neonato trovato morto, la mattina del 2 gennaio scorso, nella chiesa di San Giovanni Battista, a Bari.

I tabulati telefonici hanno confermato quello che era già stato evidenziato dalle prime analisi tecniche sulla culla, e quanto sostenuto dal sacerdote, don Antonio Ruccia, fin dall’inizio: la telefonata che sarebbe dovuta partire in automatico, al momento in cui il neonato è stato abbandonato, non è mai arrivata. Sulle apparecchiature del locale in cui si trovava la culla sono stati compiuti degli accertamenti che avrebbero dimostrato alcune criticità. Innanzitutto il materassino della culla, i cui sensori, normalmente attivati dal peso, non sarebbero risultati perfettamente funzionanti. E poi il climatizzatore della stanza, che anziché aria calda, avrebbe emesso aria fredda.

Una certezza alla quale si aggiungerebbe un ulteriore elemento, che rende ancora più straziante questa tragica vicenda. Dagli accertamenti medico-legali, sarebbe infatti emerso che il bambino è stato lasciato nella culla ancora in vita ed in discrete condizioni di salute. Il piccolo è morto successivamente per ipotermia, come accertato dall’autopsia.

La Procura di Bari ha aperto un’inchiesta per abbandono di minore a carico di ignoti ed omicidio colposo. Quest’ultimo filone d’indagine vede indagati il parroco della chiesa ed il tecnico elettricista Vincenzo Nanocchio, che aveva installato la culla, più di 10 anni fa, e che era intervenuto per sostituire un alimentatore, a seguito di alcuni blackout, due settimane prima del ritrovamento del neonato.

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