Cronaca

Omicidio a Bari, in manette un comandante della Polizia Municipale: fornì alibi ai killer in cambio di un telefonino

È di nove persone arrestate il bilancio di un’operazione eseguita, all’alba di questa mattina, a Bari, dalla Polizia di Stato. In manette sono finiti alcuni affiliati al clan Parisi-Palermiti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di una serie di reati, tra i quali l’omicidio del 24enne Michele Walter Rafaschieri e del tentato omicidio del fratello Francesco Alessandro, di 34 anni.

Il blitz arriva a seguito di una indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha permesso di fare luce sull’episodio criminoso, avvenuto a Carbonara il 24 settembre 2018.

In quell’occasione, i due fratelli, figli del boss del rione Madonnella Vincenzo Rafaschieri, ucciso in una sparatoria nel 1994, furono raggiunti da una raffica di colpi d’arma da fuoco, mentre si trovavano a bordo di una moto.

L’attività investigativa, portata avanti dagli agenti della Squadra Mobile di Bari, ha permesso di risalire a mandanti, autori e fiancheggiatori dell’agguato, consumatosi nell’ambito della guerra tra i clan Parisi-Palermiti e Strisciuglio, scoppiata tra il 2017 ed il 2018, per il controllo dei traffici di droga in alcuni quartieri del capoluogo.

Ideatori ed esecutori dell’azione criminale, in base a quanto emerso nel corso delle indagini, furono Giovanni Palermiti e Filippo Mineccia. Ma alle fasi di pianificazione parteciparono attivamente anche Michele Ruggieri e Riccardo Campanale, che fornirono le armi, Gianfranco Catalano, col compito di segnalare ai killer l’arrivo delle vittime, e poi Domenico Lavermicocca, il quale, nelle fasi immediatamente successive all’omicidio, si adoperò per disperdere ogni traccia che potesse ricondurre agli autori dell’agguato.

Tra gli indagati figura anche il Comandante della Polizia Municipale di Sammichele di Bari, Domenico D’Arcangelo, accusato di aver aiutato  Palermiti a costruirsi un alibi, inducendo una sua agente a redigere un falso verbale di violazione al Codice della Strada, per attestare la presenza del killer a Sammichele il giorno e l’ora del delitto. Tutto questo in cambio di soldi e di un telefonino del valore di 800 euro.

Sono stati raggiunti dal provvedimento cautelare anche due esponenti storici del clan, Giovanni Mastrorilli e Francesco Triggiani, ai quali è stato contestato il porto e la detenzione di armi da fuoco.

Le prove raccolte nei confronti degli indagati sono state rafforzate dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Domenico Milella, anche lui tra i responsabili dell’agguato, costato la vita ad uno dei due fratelli Rafaschieri. L’altro, seppur raggiunto da un colpo esploso da distanza ravvicinata, riuscì a sopravvivere ma restò paralizzato alle gambe.

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