Avrebbero chiesto soldi alle pazienti per abortire rapidamente: 100 euro a intervento per l’ottenimento dell’interruzione di gravidanza. Con queste accuse la Cassazione ha reso definitive le condanne a carico di due medici, un 72enne barese in servizio nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Tatarella di Cerignola ed un anestesista, all’epoca dei fatti direttore del reparto ma da tempo in pensione. Quattro anni, 7 mesi e 20 giorni di reclusione per il primo, 4 anni ed 1 mese per l’anestesista. Dovranno scontare le loro condanne ai domiciliari. I fatti risalgono a luglio del 2014, quando i due, incastrati dalle telecamere e dalle intercettazioni, finirono ai domiciliari dopo le indagini dei Carabinieri, che documentarono una ventina di episodi. I due, stando alle accuse, avrebbero fatto leva sul fatto di essere all’epoca gli unici non obiettori in servizio al Tatarella di Cerignola. I sospetti furono confermati dai dialoghi intercettati dalle microspie piazzate nello studio del ginecologo. Per i due prima le condanne per concussione del Tribunale di Foggia poi riqualificate dalla Corte d’Appello di Bari nella meno grave accusa di induzione indebita: per i giudici le pazienti furono convinte e non costrette a pagare. Nel 2022 la Cassazione annullò la sentenza per difetto di motivazione, rimandando il tutto alla Corte d’Appello. Fino alla dichiarazione della Suprema Corte di inammissibilità dei ricorsi presentati dai difensori che ha fatto scattare gli ordini di esecuzione. Per i due medici anche la condanna alle spese nei confronti dell’Asl di Foggia, parte civile nel procedimento.
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