C’è anche il boss Michele Matteucci del clan Cannito-Lattanzio, condannato per associazione mafiosa e tentato omicidio di un affiliato ad una fazione rivale, tra le 109 persone residenti tra le province di Bari e Bat denunciate dalla Guardia di Finanza per aver percepito il reddito di cittadinanza senza averne diritto. Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dalle Procure di Trani e Bari, e condotte in sinergia con le direzioni provinciali dell’INPS, hanno permesso di scoprire un rete di soggetti appartenenti o vicini alla criminalità organizzata che beneficiava illecitamente del sostegno economico garantito dallo Stato. Si tratta, in particolare, di persone gravate da una sentenza di condanna definitiva per il reato di associzione di tipo mafioso o per altri delitti aggravati dal metodo o dalla finalità mafiosi. Tra questi, esponenti di primo piano dei clan Capriati e Di Cosola, arrestati in passato per reati che vanno dall’omicidio al traffico di droga alla detenzione di armi. In molti casi erano i loro parenti stretti a presentare domanda per l’ottenimento del Reddito di Cittadinanza, omettendo di riferire all’INPS la presenza nel nucleo familiare di un soggetto convivente gravato da precedenti penali o in stato detentivo. Se avessero comunicato dati veritieri avrebbero solo subito una riduzione del sussidio concesso. Secondo una prima stima, ammonta complessivamente a 900mila euro il beneficio economico erogato agli indagati, per i quali è stato già disposto il sequestro di consistenti disponibilità finanziarie, provento del reato, nonché delle “carte postamat” utilizzate per il prelevamento del sussidio.
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