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Bari e Longo ai saluti in silenzio: con l’allenatore un addio a tappe

Triste, solitario y final. Se Osvaldo Soriano avesse avuto il compito di fotografare con le parole Moreno Longo avrebbe senza dubbio scelto il titolo di uno dei suoi romanzi più celebri. Le parole del giornalista e scrittore argentino sono infatti le più congeniali per descrivere il momento dell’allenatore piemontese. Formalmente legato al Bari da un altro anno di contratto, dal 13 maggio – data del pareggio di Bolzano con il Sudtirol che ha decretato la fine della regular season e del cammino dei biancorossi nel campionato di B 2024/25 – Longo non ha ricevuto alcuna comunicazione sul suo futuro. Mentre il ds Giuseppe Magalini e il suo vice Valerio Di Cesare hanno incassato la fiducia del presidente Luigi De Laurentiis nell’unica dichiarazione resa ai microfoni dal numero 1 del club biancorosso dalla fine della stagione ad oggi, lo stesso non si può dire di Longo. Che ha lasciato Bari a metà maggio e da allora non ha sentito il suo telefono suonare. Non ha ricevuto comunicazioni in termini positivi o negativi e sta apprendendo dalla stampa quello che è il sentiment di società e area tecnica sul suo futuro: un addio anticipato rispetto alla naturale scadenza del legame contrattuale. Non a caso, da giorni si fanno nomi di suoi successori – da Vivarini a D’Aversa passando per Aquilani, Gallo, Abate e Sottil – senza che nessuno da Strada Torrebella batta ciglio per abbozzare smentite o chiarimenti.
Ma cosa pagherà Longo? Più di tutto, la sensazione è che la sintonia tra allenatore e area tecnica sia venuta meno nel 2025. Partendo dal calciomercato di riparazione, che ha portato in Puglia Maggiore, Pereiro e Bonfanti, giocatori che – eccezion fatta per il centrocampista ex Salernitana – non hanno inciso sul progetto, e proseguendo con la strategia comunicativa nei confronti della squadra, a volte ritenuta apertamente non costruita per puntare apertamente ai playoff a differenza di quanto invece Magalini aveva più spesso ribadito in precedenza. Una dialettica che non era passata inosservata. Il nono posto finale è forse il risultato più adatto di un gruppo ricco di incognite e incompiute, a metà classifica per quanto riguarda la graduatoria dei budget e degli investimenti, e troppo spesso stagnante tra la pareggite – ben 18 segni “X” – a fronte di 10 vittorie e altrettanti ko. Numeri che resteranno sullo sfondo di un addio annunciato, con un Bari che si prepara ad accogliere la sesta gestione tecnica in quattro stagioni di Serie B. Sintomi di una stabilità che si fa fatica a trovare, dentro e fuori dal campo.

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