Un’estate fa, di questi tempi, era al centro di rumors di mercato e sembrava più vicino alla porta di uscita che al rettangolo di gioco. I tifosi del Bari a Roccaraso gli chiedevano di restare in biancorosso, dinamica che si sarebbe poi concretizzata di lì a qualche settimana. Oggi Mattia Maita è una delle poche certezze sul libro bianco di una squadra che – ancora una volta – andrà ricostruita da zero o quasi. Effetti di un contratto prolungato al 30 giugno 2027, un anno in più rispetto alla precedente scadenza: accordo messo nero su bianco a marzo ma venuto alla luce solo nelle scorse ore. Maita ha rinnovato, per un’intesa che ha tutti i connotati di un accordo a vita. In base al numero di presenze e agli obiettivi di squadra, infatti, le carte prevedono anche l’opzione di estensione del contratto fino al 2028. E non è affatto da escludere che il 30enne diventi il capitano biancorosso in caso di addio con Francesco Vicari, rilevando in pianta stabile quella fascia già indossata diverse volte nella stagione terminata il 13 maggio a Bolzano e in precedenza, quando il titolare della stessa era Valerio Di Cesare, oggi vice ds.
A Bari da gennaio del 2020, Maita è al momento il calciatore in organico con il maggior numero di presenze in biancorosso: sono 192, condite da sei reti e 15 assist. Nella scorsa stagione per lui 36 partite, un gol e due assist. È stato il quarto giocatore di movimento più impiegato in rosa alle spalle di Mantovani, Dorval e Benali. Numeri che ne hanno attestato la centralità ma che al tempo stesso evidenziano vizi e virtù del centrocampista messinese: tanti palloni giocati, altrettanti recuperati, ma pochi gol rispetto al suo potenziale. La Puglia per Maita, cresciuto nella reggina e diventato calcisticamente uomo a Catanzaro, è diventata una seconda casa. È stato trascinatore in C, rivelazione in B, tra i protagonisti suo malgrado del ko in finale playoff con il Cagliari – vedasi quel maledetto tackle mancato sul sardo Zappa – e in positivo della salvezza di un anno fa nella notte di Terni. Il nuovo accordo ne ribadisce la volontà di essere centrale nel progetto Bari, con quella maglia che sente cucita sulla pelle. Lui e Benali – quest’anno il Bari ha perso tre volte su tre quando sono stati entrambi assenti dal primo minuto – sono i punti di ripartenza di un centrocampo che saluterà Maiello, Lella e l’ectoplasma Coli Saco, mentre si lavora per la conferma di Maggiore. La sensazione è che per alzare l’asticella sarà necessario aggiungere al reparto almeno un altro titolare di alto livello, se non due. Tanto dipenderà dal modulo di gioco e dalle scelte del futuro allenatore in caso di addio con Moreno Longo: ma questa è un’altra storia.