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Bari, servono rinforzi per continuare a puntare in alto: i fischi contro il Perugia fanno riflettere

Quando si parla del Bari, ancor più quando si muove un qualsiasi tipo di critica, ci si ritrova spesso a sentirsi dire che “non bisogna mai dimenticarsi da dove veniamo”. Ed è vero che nessuno può scordare come 4 anni fa i biancorossi affrontavano l’Igea Virtus, ma è altrettanto vero che, nel calcio, non si può vivere di ricordi e che 4 anni rappresentano un’era geologica. Il Bari, che quest’anno ha finalmente riconquistato la sua dimensione minima, ovvero la Serie B, ha approcciato il campionato con il solo obiettivo di mantenere la categoria.

E tuttavia, grazie a un’ottima organizzazione di gioco, alla coesione del gruppo che ha vinto la Serie C, e trascinati da un Cheddira in stato di grazia, i galletti avevano chiuso il girone di andata al 4° posto, distanti appena 9 punti dal Frosinone 1° e a 6 lunghezze dalla promozione diretta. Sognare diventa lecito, quasi naturale, se non che il calciomercato invernale si rivela, almeno fin qui, un completo disastro. Solo ed esclusivamente cessioni, perlopiù di giocatori, fatta esclusione per Salcedo, ai margini del progetto tattico di mister Mignani. E così la rosa si accorcia, all’allenatore mancano le alternative, e si arriva a Bari-Perugia, complice la squalifica di Cheddira, con soli due attaccanti di ruolo disponibili e una panchina tremendamente corta, ulteriormente azzoppata dal forfait all’ultimo minuto di Maita. Il Perugia domina, il Bari incassa la seconda sconfitta consecutiva e precipita a -15 dal 1° posto e -7 dal secondo, assottigliando, e di molto, il margine sul 9° posto che delimita la zona playoff, ora distante appena 2 punti dai 5 che erano a fine dicembre. La piazza, che nel solo girone di andata ha portato al San Nicola 250mila spettatori in 9 match casalinghi, ha fin qui sempre risposto splendidamente.

E, anche dopo la sconfitta contro il Perugia, sono piovuti solo applausi nei confronti di squadra e allenatore, ritenuti evidentemente non colpevoli. Fischi, mugugni e quel coro “Noi vogliamo un grande Bari”, erano invece indubbiamente indirizzati alla società. Rea, evidentemente, di non aver rinforzato a dovere una rosa che aveva dimostrato di potersela giocare a testa alta con chiunque, e di poter ambire al salto di categoria. Chi tifa Bari, da sempre, è disposto a dare, lo dicono i numeri; ora però è arrivato anche il momento di ricevere. È giunta l’ora che la proprietà ripaghi con i fatti l’incredibile affetto ricevuto, anche perché, bisogna dirselo chiaramente, le entrate non sono mancate: dagli incassi al botteghino, che nessun’altra società di B e nemmeno di medio-alta Serie A può vantare, passando per l’indennizzo riconosciuto per la partecipazione di Cheddira al mondiale, senza dimenticare diritti tv, sponsor e merchandising. Il tutto, unitamente ai tanti soldi risparmiati grazie al lavoro del ds Polito che ha ottimamente operato in uscita. Mancano poco più di 24 ore al gong del calciomercato, e l’arrivo, ormai fatto, di Esposito, non può bastare, perché questo Bari avrebbe ancora tanto bisogno di rinforzarsi. Non farlo, equivarrebbe a una precisa dichiarazione di resa rispetto alla possibilità di poter lottare davvero per la Serie A, e non solo: manderebbe, alla squadra, un pericoloso segnale per cui, tutto sommato, per quest’anno può andar bene anche così. E dopo un simile, favoloso di girone di andata, per una piazza che ha tanta voglia di sognare, sarebbe davvero un boccone troppo amaro da mandar giù.

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