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Barletta, avanti con il freno a mano tirato: cercasi chiarezza sull’asse Romano-Dimiccoli

Chi farà parte del Barletta del futuro? Quali saranno i programmi societari? E chi comporrà l’organigramma? Interrogativi che a 10 giorni dall’insediamento di Marco Arturo Romano alla presidenza biancorossa restano irrisolti. E la sensazione, al di là delle tempistiche fisiologiche e comprensibili per mettere giù un nuovo progetto tecnico confrontandosi con una piazza fredda dopo i recenti sviluppi dentro e fuori dal campo, è che i primi passi del tandem di lavoro composto dall’ex presidente della Viterbese e dall’ex presidente onorario Mario Dimiccoli, rappresentato ora in società dal figlio Francesco, detentore del 40% delle quote della SSD Barletta, non siano andati nella stessa direzione. Spifferi dalla sede biancorossa, uniti a voci che da giorni circolano con insistenza in città, lasciano pensare che quella chiarezza espressa da Romano in occasione della conferenza stampa di presentazione alla città non sia così esplicita nel confronto tra i proprietari del pacchetto societario del club.


Così, mentre impazza il toto-allenatore – Giancarlo Favarin, ex Fidelis Andria e nell’ultima esperienza alla guida del Livorno, è il favorito in un lotto di nomi che ha incluso anche Gigi Panarelli, Nicola Ragno e Valeriano Loseto – e la città si interroga sulle reali possibilità di ripescaggio in Serie D, parlare di iniziali malintesi tra Romano e la parte in capo a Dimiccoli non è un azzardo. Il progetto SSD Barletta nelle stanze dei bottoni sta faticando a decollare e la presenza di esponenti della vecchia dirigenza anche nel nuovo corso rappresenta un ostacolo da superare anche in chiave marketing e sponsorizzazioni. Altro aspetto di cui tener conto: Romano ha in seno la maggioranza del club e quindi la possibilità di prendere decisioni e aveva scelto -come spiegato dal diretto interessato – di non acquistare il 100% per valutare insieme alla precedente proprietà il quadro debitorio del club nei mesi a venire. Questa suddivisione di quote sta avendo però anche effetti sul processo decisionale, che ha visto la parte in possesso del 40% provare a incidere su valutazioni tecniche portate avanti negli scorsi giorni. Mettendo da parte contatti con altri imprenditori locali avuti dallo stesso Romano, come un recente comunicato stampa spiegava, la sensazione è che ci sia un’unità di intenti ancora troppo intermittente negli attuali quadri dirigenziali. Un piccolo scoglio da superare quanto prima.

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