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Longo via da Bari nel silenzio, una fine ingenerosa

Mentre in casa Bari si sfiora il mese senza comunicazioni ufficiali, al di là dei 60 secondi concessi dal presidente Luigi De Laurentiis lo scorso 30 maggio dopo un pranzo di lavoro con i confermati Giuseppe Magalini e Valerio Di Cesare, c’è una certezza che ha preso ormai corpo e attende solo il nero su bianco: tra i biancorossi e Moreno Longo sarà addio. Una consapevolezza che si è fatta largo nei giorni successivi alla fine della stagione con la deludente esclusione dai playoff e che anche lo stesso allenatore, a secco di notizie dal fronte societario da settimane, sta ormai facendo sua nonostante un contratto in vigore valido fino al 30 giugno del 2026, con opzione di rinnovo. Sull’allenatore piemontese si muove con interesse lo Spezia, che potrebbe separarsi da Luca D’Angelo e valuta per la sostituzione dell’allenatore arrivato in finale playoff sia Longo che Fabio Caserta, approdato fino alle semifinali con il Catanzaro. Al di là del futuro di Longo, però, c’è un altro aspetto che merita considerazione e riguarda le modalità dell’addio che si sta consumando tra il trainer e la società biancorossa.

La sensazione è che ancora una volta in casa Bari chi siede in panchina possa diventare il capro espiatorio di un contesto generale che non funziona. Era successo in tempi recenti con Michele Mignani, esonerato a ottobre del 2023 dopo un avvio di stagione al rilento e caratterizzato da tanti pareggi, una vittoria ma anche una sola sconfitta (peraltro con la corazzata Parma, che di lì a qualche mese avrebbe vinto il campionato di B in ciabatte), e la storia si è ripetuta anche con Pasquale Marino, mandato via a febbraio del 2024 dopo due ko di fila ma con una media punti che si sarebbe dimostrata la più alta tra i quattro allenatori che si sono alternati alla guida del club nella stagione 2023/24, archiviata con la salvezza ai playout. Longo andrà via nel silenzio. Eppure dalla sua ha sicuramente il lavoro e i frutti della prima parte di stagione, quando ha raccolto i cocci di una squadra da rifare, rinnovata per tre quarti, e le ha assicurato identità fino al quarto posto toccato a dicembre, raccogliendo gran parte del consenso popolare. Il calciomercato di gennaio non ha inciso come da attese e la filosofia dell’allenatore ha portato poi il gruppo a ripiegarsi su se stesso. A conti fatti, però, un addio così anonimo non era nelle previsioni. Il suo successore, con Alessandro Nesta che resta al momento in cima alle preferenze, sarà il sesto allenatore in quattro stagioni di Serie B. Tanti, troppi per poter parlare di programmazione.

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