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Foggia, l’amaro sfogo della figlia di un imprenditore vittima della mafia: “In questa città non si può più vivere”

L’occasione l’ha fornita un evento in ricordo delle vittime di mafia, organizzato dall’Università e dall’assessorato alla legalità del Comune di Foggia. Un appuntamento a cui hanno preso parte i familiari di chi, alla mafia, in questo caso foggiana, ha pagato fortemente dazio. Il riferimento è alla stagione del terrore aperta in avvio degli anni 90 dalla criminalità foggiana, quella che in nome del racket mise gli imprenditori edili nel mirino. Uno di questi, Giovanni Panunzio, fu assassinato, a bordo della sua Y10, di sera, su via Napoli. Aveva detto no alle richieste estorsive. Per quelle che sono le logiche della mafia, andava punito.

Oggi la città prova a riavvolgere il nastro della memoria. Per non cancellare il ricordo con la speranza di un salto culturale in avanti. A Panunzio viene dedicata, tra le altre cose, un’aula della facoltà di Giurisprudenza. Ambizioni e propositi, tuttavia, che si scontrano proprio con lo sfogo di Pina Panunzio, figlia dell’imprenditore ammazzato nel 1992 dalla mafia, poco dopo aver assistito ad un consiglio comunale in cui si parlava di piano regolatore.

INTERVISTA:

Pina Panunzio (Figlia di Giovanni Panunzio)

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