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Andria piange i tre ciclisti morti in un incidente: la passione per la bici e l’impegno per la comunità nelle storie di Antonio, Vincenzo e Sandro

Tre ciclisti andriesi che sulla bici, vera e propria passione di vita, hanno trovato la morte. E’ la tragica domenica vissuta dall’intera comunità e che piange Antonio Porro, Vincenzo Mantovani e Sandro Abruzzese. Tutti appartenenti al gruppo sportivo dell’Avis di Andria la storica associazione che si occupa di donazione sangue. Tre storie che hanno in comune non solo la bicicletta ma la viscerale passione per il servizio alla comunità in diverse forme ed a partire proprio dalla donazione di sangue. Assieme ad altri due amici, rimasti miracolosamente illesi nell’incidente, si erano dati appuntamento ieri mattina per percorrere quel tracciato verso Bari in condizioni ideali in bici. Un percorso che conoscevano bene e che avevano fatto diverse volte sulla SP231.

Antonio Porro il più grande del gruppo con i suoi 70 anni è stato uno dei fondatori dell’Avis di Andria nel lontano 1991. Proprio una sua iniziativa permise anche la nascita del gruppo sportivo cicloamatori che poi decise di dare seguito alla nascita dell’associazione per la donazione di sangue. Già presidente in passato era ora uno dei componenti del consiglio direttivo. Da quella bici però non voleva proprio scendere nonostante l’età avanzasse e continuava la sua opera di divulgazione dello sport e dell’importanza della donazione e delle due ruote.

Nel direttivo c’era anche Sandro Abruzzese, il più giovane del gruppo avendo appena 30 anni. Lui assicuratore di professione era diventato una colonna portante dell’Avis e del gruppo sportivo, con il suo sorriso, la sua umiltà e la sua umanità. Molto devoto era particolarmente attivo anche in attività parrocchiali. Così come Vincenzo Mantovani che tra qualche giorno avrebbe compiuto 49 anni. Imprenditore aveva costruito non solo la sua attività lavorativa ma anche una famiglia adorabile tutta attiva all’interno della Parrocchia di Gesù Crocifisso ad Andria. Solo una ventina di giorni aveva perso suo padre per una malattia che rapidamente lo aveva portato via ma la sua vita era da sempre stata contraddistinta dalla passione per la bicicletta e per l’azione all’interno dell’Avis. Da parrocchiano aveva coinvolto nelle attività della Chiesa cittadina anche sua mogle e le loro due figlie di 12 e 16 anni e si apprestavano a vivere anche uno dei campi scuola dedicati alle famiglie.

Tre vite spezzate, tre storie di ordinario impegno per famiglia e comunità, tre uomini che lasciano un vuoto ma anche valore e significato proprio con la loro testimonianza. Ora però è il momento del dolore in attesa dell’ultimo saluto.

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