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Consiglio di Andria: flop urbanistica, stop al “progetto piscina” e proroga di tre anni alla Fondazione dei Bruno

Si è concluso improvvisamente e con la mancata approvazione di importanti provvedimenti urbanistici il consiglio comunale di Andria che era tornato a riunirsi ieri. A chiudere anticipatamente i lavori il venir meno del numero legale quando, con un marchiano errore strategico, il capogruppo del PD Sanguedolce ha chiesto, prima che fosse necessario, il voto sulla proroga dei lavori. Così si è conclusa la discussione sulla digitalizzazione delle tavole di zonizzazione che aveva comunque registrato le perplessità delle opposizioni che non sono state messe nelle condizioni di visionare le tavole e di studiarle. Come per la verità successo anche ai consiglieri di maggioranza rimasti però sul punto in religioso silenzio e pronti a votare più un atto di fede che una delibera. In precedenza, con le opposizioni che hanno mantenuto il numero legale, sono stati approvati importanti punti come il finanziamento per il recupero dell’ex carcere mandamentale di Santa Maria Vetere e il programma triennale delle opere pubbliche che contiene la realizzazione della viabilità per il nuovo ospedale, unico atto che coinvolge il comune. Stralciato, invece, dallo stesso piano, il project financing relativo la piscina comunale. Un progetto di cui si conosce ancora poco, che le opposizioni chiedono di discutere separatamente e di approfondire perchè dietro questo progetto di finanza ritengono si celi un affidamento diretto della struttura, un vero regalo ai privati.

La maggioranza ha accettato di stralciare il progetto scaricando però le colpe del ritardo nella discussione di questa progettualità sul presidente del consiglio Vurchio: l’esponente del pd ieri era assente ma la sindaca lo ha apertamente accusato di abuso di potere. Ma il dibattito più acceso si è tenuto in apertura dei lavori quando è stata discussa l’interrogazione proposta dalla consigliera Fracchiolla sulle procedure per la restituzione del suolo concesso in diritto di superficie dal comune alla fondazione presieduta dal fratello della sindaca e su cui, dopo cinque anni, non sono iniziati ancora i lavori di realizzazione del centro per l’autismo. Alla presenza della sindaca si sono palesati tra il pubblico esponenti della fondazione tra cui proprio il fratello della prima cittadina: un esercizio di pressione che ha probabilmente esacerbato ulteriormente i toni. Una discussione animata che ha dato spazio ad una serie di luoghi comuni sulla necessità di sostenere le famiglie che affrontano il problema dell’autismo, fatto che ovviamente nessuno si sognerebbe di osteggiare. Nel merito, secondo l’assessore Curcuruto, che era subcommissario quando il terreno comunale è stato concesso, la Fondazione può godere di una “proroga Covid” di tre anni. Una posizione, quella espressa dalla delegata della sindaca, che non convince soprattutto per l’automatismo che attiverebbe questa proroga che non sarebbe stata né richiesta, né concessa quindi.

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