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I riti della Settimana Santa tra emozioni, religiosità e ritorno delle tradizioni: in migliaia per le strade della Bat

Un crescendo di emozioni, religiosità e ritorno delle tradizioni. Dopo due anni di stop a causa della pandemia da covid-19 ecco nuovamente i riti della Settimana Santa. Riti sentiti dalle comunità che in massa hanno accolto statue e simboli di una cristianità molto viva sotto la cenere della lontananza e delle restrizioni. E’ il caso della processione notturna della Madonna dei Sette Dolori di Trani accolta da migliaia di cittadini tranesi sul lunghissimo percorso sino all’alba, ma è anche il caso della Processione della Nona Ora a Barletta in cui i simboli del Santissimo non sono ancora a lutto. Una tradizione unica autorizzata da una bolla papale di Leone X del 1517 e mai interrotta. Anzi rafforzata dalle diverse epidemie che decimarono tra il ‘500 ed il ‘600 la città di Barletta. La processione come ringraziamento e penitenza dopo un voto, anche in questo caso unico nel suo genere, messo nero su bianco con atto notarile del 1656 e che non ha fermato l’uscita dell’urna d’argento neanche in pieno lockdown.

Processione mattutina che ha percorso le tradizionali vie storiche con al seguito Arciconfraternite e Confraternite che hanno scritto la storia della città di Barletta in campo sociale e religioso. Nel venerdì Santo, però, il clou è sicuramente la Processione dei Misteri. Un rito ripetuto praticamente in ogni comunità della Puglia. Di particolare pregio sono le nove statue lignee, una in più degli anni scorsi, accompagnate e benedette ad Andria. Una lunga serpentina di fedeli, con partenza e ritorno dalla Chiesa del Purgatorio, aperta dalle antichissime croci di legno dell’Associazione dei Crociferi con al seguito anche la reliquia della Sacra Spina nelle mani del Vescovo Mons. Luigi Mansi.

Nella mattina del Sabato Santo, poi, forse uno dei riti più struggenti ed emozionanti di Puglia. L’iconica processione della Madonna Desolata a Canosa di Puglia con al seguito le oltre 300 donne vestite a lutto e coperte sino alla testa da un capuccio nero. Per loro il canto dello Stabat Mater di Jacopone da Todi. Un inno della Desolata accompagnato dalle musiche della Banda Filarmonica “G. Verdi” di Canosa. Strette l’una con l’altra rappresentano il dolore di tutte le mamme terrene unite al dolore di Maria anche se il pianto lascerà presto il posto alla speranza.

Tutto svolto cercando di salvaguardare possibili contagi da Covid-19. Percorsi modificati, strade più larghe, mascherine e stop a diverse attività complementari che avrebbero accresciuto i rischi. Una settimana Santa vissuta intensamente e che senza dubbio segna il ritorno ad una nuova e sperata normalità dopo due anni di pandemia.

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