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Andria salva dal dissesto se aumentano le tasse. L’ipotesi al vaglio del Governo con la norma “salva-enti” nel decreto aiuti

Un nuovo aiuto potrebbe arrivare dal Governo per i comuni in pre dissesto come Andria. La maggioranza a sostegno di Draghi pensa ad un altro “salva-enti” per diminuire la massa debitoria di alcuni comuni capoluogo di provincia. Il testo, contenuto nel dl aiuti e per cui c’è stato un primo via libera da parte del Consiglio dei Ministri, è ancora in fase di limatura. Ma l’articolo 43 del decreto riguarda direttamente anche una città come Andria in attesa della definitiva pronuncia della Corte dei Conti sul piano di pre dissesto che, nel frattempo, ha avuto il via libera da parte del ministero dell’Interno. Stessa sorte potrebbe toccare a Lecce e Brindisi così come, nel complesso, a 14 capoluoghi di provincia interessati da questa norma contenuta nel dl “aiuti”.

Nella sostanza però la ratio alla base del provvedimento è quella di consentire ai comuni di aumentare, oltre i limiti attualmente previsti, la tassazione ai cittadini per un rientro più rapido dalla massa debitoria. I capisaldi sono due: l’aumento dell’addizionale Irpef in misura non inferiore allo 0,2%, il che significa che i comuni che già applicano l’aliquota massima dello 0,8%, come Andria, dovranno alzare l’asticella dell’Irpef comunale quantomeno fino all’1% e l’impegno ad assicurare un ulteriore effetto positivo annuale sul proprio bilancio in misura pari ad almeno il 20% della quota annuale del disavanzo da ripianare. Elementi che, se rispettati, permetterebbero di sospendere per due anni la procedura di pre dissesto e siglare l’accordo con il Governo per il ripiano dal disavanzo.  

Oltre all’aumento delle tasse, naturalmente, ci sono una serie di parametri che l’ente dovrà rispettare come la razionalizzazione delle partecipate, riduzioni di spesa strutturali ma soprattutto particolare attenzione verso la riscossione dei tributi anche eventualmente affidata a terzi. In più un comma specifico parla di quello che deve essere il potenziamento degli uffici comunali per la gestione dei fondi del Pnrr oltre all’ulteriore razionalizzazione di spese e dirigenti. C’è anche un riferimento specifico all’incremento della qualità, quantità e diffusione dei servizi alla cittadinanza. Si attende il via libera definitivo al testo ma nel frattempo gli enti dovranno decidere se provare o meno questa strada per cercare di riportare verso il tanto agognato riequilibrio i bilanci dei propri comuni. A pagarne le spese, inevitabilmente, saranno comunque i cittadini con un ulteriore aumento delle tasse il cui impatto sarà tutto da verificare.

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