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Trapianti, al Policlinico di Bari tre nuovi macchinari che tengono in vita gli organi prima dell’operazione

Migliorare la qualità degli organi prima del trapianto, tenendoli in attività attraverso la perfusione dinamica ossigenata. Una tecnica che permette di superare i limiti della conservazione in ghiaccio, aumentando gli organi idonei e riducendo le liste d’attesa.

È questo il nuovo approccio del Centro regionale trapianti del Policlinico di Bari, reso possibile grazie a tre nuove apparecchiature di cui si è dotato l’ospedale.

Sono stati utilizzate per la prima volta in Puglia per i reni di un donatore 69enne di Brindisi, deceduto per cause cardiovascolari. La ricevente, una donna di 56 anni in emodialisi dal 2021, è stata sottoposta a trapianto ed è in buone condizioni di salute.

Ad eseguire l’operazione sono stati i chirurghi dell’Unità Operativa di Urologia del Policlinico di Bari. Ma l’approccio multidisciplinare che caratterizza l’uso di questi nuovi dispositivi ha impegnato equipe di perfusionisti, nefrologi, urologi, ricercatori del Policlinico di Bari ed ingegneri biomedici.

“Grazie a questa nuova apparecchiatura – ha dichiarato il coordinatore del Centro regionale trapianti, Loreto Gesualdo – il centro trapianti di Bari potrà sfruttare una tecnologia avanzata per migliorare la qualità degli organi da trapiantare, riducendo i tempi di ischemia e di attesa, e offrendo una risposta concreta a quella che è una vera e propria emergenza per la sanità pubblica”.  

Si calcola infatti che In Italia, nonostante i recenti progressi nelle tecniche chirurgiche e nelle terapie immunosoppressive, ogni anno solo un terzo dei pazienti in lista d’attesa riesce ad accedere al trapianto.

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