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Cronaca

Minacce di ritorsioni sulla gestione del canile di Ruvo, la Corte d’Appello dà ragione alla famiglia Malcangi

Antonio Rossini e Giuseppina Scuotto, animalisti e rappresentanti della Lega Nazionale per la difesa del cane, hanno ottenuto la gestione del canile di Ruvo di Puglia minacciando di ritorsioni la ditta Malcangi che ne aveva guadagnato l’affidamento presentando l’offerta più vantaggiosa, e inducendola così a rinunciare. La II sezione penale della Corte di Appello di Bari ha rigettato il ricorso presentato dai due animalisti contro la sentenza del Tribunale di Trani che li aveva condannati l’11 luglio 2018 alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di estorsione aggravata nei confronti Vito e Mirko Malcangi, padre e figlio andriesi.

La vicenda si riferisce alla gara da circa 400mila euro, base d’asta, indetta dall’amministrazione comunale di Ruvo per l’affidamento del servizio di trasferimento, ricovero e custodia di 255 unità canine. Rossini e Scuotto, si legge nella sentenza, abusando della loro qualità di rappresentanti della Lega Nazionale per la difesa del cane, hanno indotto, con minacce di ritorsioni, Vito e Mirko Malcangi (quest’ultimo all’epoca titolare dell’omonima ditta individuale) a rinunciare all’affidamento ottenuto grazie all’offerta più vantaggiosa. Con la rinuncia, la gestione del servizio era rimasta nella disponibilità della sezione di Ruvo di Puglia della Lega Nazionale del Cane, determinando un aggravio per le casse comunali di Ruvo, rispetto all’offerta vantaggiosa presentata dalla ditta Malcangi. Il Tribunale di Trani prima e poi la Corte d’Appello di Bari hanno quindi confermato che Rossini e Scuotto abbiano assunto atteggiamenti non consentiti, sino all’estorsione, nei confronti di Vito e Mirko Malcangi. Danneggiati gravemente, inoltre, gli interessi patrimoniali della parti offese.

I due imputati animalisti, si legge ancora nella nota, avevano indotto anche un’altra azienda a non partecipare alla gara del comune di Ruvo poiché Rossini e Scuotto facevano emergere costantemente problemi sulla situazione del canile, essendo in grado di attirare l’attenzione mediatica e sociale sul tema degli animali.

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