Un luogo di cura e di assistenza trasformato in una casa degli orrori. E’ successo a Foggia, all’interno della struttura socio sanitaria “Opera Don Uva”. I carabinieri hanno arrestato 15 dipendenti tra operatori sanitari, infermieri e ausiliari, mentre altri 15 sono stati raggiunti da misure cautelari come l’obbligo di dimora ed il divieto di avvicinamento alle vittime. Le accuse, formulate al termine di lunghe e complesse indagini, sono di maltrattamenti aggravati, sequestro di persona, violenza sessuale, favoreggiamento personale nei confronti di almeno 25 pazienti, tutte donne, ricoverate nella struttura. Si tratta di degenti che si trovano in condizioni di incapacità e o di inferiorità fisica o psichica ricoverate nel reparto femminile di psichiatria di lunga degenza ed hanno tutte tra i 40 ed i 60 anni. I vertici della struttura non risultano indagati. L’indagine condotta dai militari è stata coordinata dalla Procura di Foggia. Il gip, nelle 314 pagine del provvedimento cautelare, ha descritto uno scenario “agghiacciante”. Alcune pazienti venivano trascinate per i corridoi e altre trattate con disprezzo dagli indagati. Chi assisteva alle vessazioni senza intervenire, è stato considerato dal giudice responsabile in concorso. Dei 15 arresti sette sono finiti in carcere, otto ai domiciliari. Agli indagati sono contestati due espisodi di violenza sessuale, 19 episodi di maltrattamenti, 13 sequestri di persona e uno di favoreggiamento personale. Quest’ultimo reato fa riferimento al tentativo di alcuni indagati di cercare microspie e telecamere installate nella clinica dai carabinieri per accertare le violenze. Tra gli abusi sessuali, invece, ci sono anche quelli compiuti da un operatore su una donna e quelle di un Oss che ha indotto un paziente a violentare un’altra donna. I carabinieri hanno perquisito gli uffici ed i locali del Don Uva di Foggia e le abitazioni degli indagati. I loro reati sono quasi tutti aggravati dall’essere stati compiuti ai danni di soggetti gravemente disabili, dall’aver agito con crudeltà e approfittando dello stato di minorata difesa delle vittime. L’operazione è stata denominata “New Life”, una nuova vita per le vittime dopo l’incubo subito.