Da pilastro a comprimario. Da perno fondamentale a giocatore che, alla lettura delle formazioni, ci si comincia ad aspettare di non trovare. È la parabola di Mirco Antenucci, che ha cominciato il 2023 esattamente come aveva chiuso il 2022, ossia in panchina. Nel Bari di Michele Mignani, che ci ha insegnato come di insostituibili non ce ne siano, stupisce fino a un certo punto che persino il secondo marcatore della classifica all-time dei goleador biancorossi sia diventato un qualcuno di cui si può anche fare a meno. E dire che, in questa stagione, il lupo di Roccavivara aveva cominciato con il piede pigiato sull’acceleratore: 5 reti e un assist nelle prime 8 di campionato, con l’ultimo acuto risalente all’8 ottobre sul campo del Venezia, 13 volte su 15 titolare per una prima parte di torneo da assoluto protagonista, e oscurata solo dal rendimento monstre di Cheddira. Dopo lo 0-0 di Bari-Pisa, ultima partita del filotto di 7 match senza vittorie, Mignani decide di puntare, per la trasferta di Cittadella, su Scheidler punta unica con alle spalle Folorunsho e Botta. La scelta si rivela vincente, anche se Antenucci torna tra gli 11 per la vittoria casalinga contro il Modena e nel pareggio di Reggio Calabria. Contro il Genoa, al San Nicola, altri 90 minuti in panca per il n°7, preludio alle due esclusioni consecutive nelle sfide a Parma e Palermo, in cui complessivamente Antenucci ha collezionato appena 10 minuti. Insomma: appena due partite da titolare nelle ultime 6, unitamente a due match visti interamente dalla panchina, sembrano essere il chiaro segnale di un momento poco felice. Che le esclusioni siano da addebitarsi a una condizione fisica non eccellente, o magari a qualche incomprensione tra lui e il mister, solo il tempo potrà dirlo. Quello che è certo è che sabato, contro il Perugia, complice l’assenza certa di Cheddira per squalifica e quella probabile di Ceter per l’ennesimo infortunio, Antenucci avrà ottime chance di riprendersi la sua maglia da titolare. Starà a lui convincere il mister sul campo.
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