Tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dall’aver commesso il fatto con “metodo mafioso”, ai danni dell’imprenditore barlettano Sciusco. Con queste accuse la polizia ha arrestato sette persone, cinque andriesi e due di Barletta: in carcere sono finiti Elia Merigo (57 anni di Andria), Giuseppe Lapenna (49 anni di Andria), Luigi Pistillo detto Gino (39 anni), Savino Gorgoglione (37 anni di Barletta), Paolo Antolino (51 anni di Andria), Giovanni Matarrese (55 anni di Andria). Unico ai domiciliari Vincenzo Zicchillo (25 anni di Barletta). Una delle persone arrestate, all’epoca dei fatti, era detenuto agli arresti domiciliari nella propria abitazione di Andria. Gli arresti sono stati eseguiti sulla base di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari. Il piano, ideato e pianificato da tempo con lo scopo di estorcere denaro in cambio della liberazione del facoltoso imprenditore, doveva essere messo in atto prima il 25 febbraio 2022, poi posticipato al 22 aprile successivo. Le indagini, estremamente complesse, hanno consentito, grazie all’aiuto di numerose intercettazioni, di scoprire e soprattutto sventare il progetto criminale. Proprio il 22 aprile il gruppo era entrato in azione. Ad ognuno era affidato uno specifico ruolo e precise modalità di intervento: la c.d. “bacchetta” monitorava l’abitazione e gli spostamenti dell’imprenditore, segnalando l’eventuale presenza delle Forze dell’Ordine; due degli indagati, a bordo di distinte autovetture, si erano posizionati nei pressi dell’azienda da dove sarebbe uscito l’imprenditore, con il compito di monitorarne gli sposamenti per comunicarli agli altri complici che lo avrebbero sequestrato, per poi recarsi presso l’abitazione della vittima ed estorcere il prezzo per la sua liberazione. Tuttavia gli indagati non avevano tuttavia fatto i conti con le Forze dell’Ordine che hanno sventato il sequestro e che oggi hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari. È stata contestata anche l’aggravante del metodo mafioso, viste le modalità esecutive delle condotte e il contesto ambientale di operatività, caratterizzato dal fenomeno dei c.d. “sequestri lampo”, purtroppo esistente nel territorio della provincia Barletta-Andria-Trani. Diversi altri episodi si erano registrati, infatti, precedentemente e successivamente rispetto alle vicende rilevate dalle indagini che hanno portato agli arresti di oggi. In particolare diversi imprenditori andriesi, e in un caso anche il figlio di un imprenditore, sono stati vittime di rapimenti lampo o tentati rapimenti a scopo estorsivo.