Cronaca

Uccisero il cugino del boss a Trinitapoli, arrestate tre persone: fondamentali le parole di un testimone oculare

Dopo oltre due anni e mezzo di indagini sono stati arrestati i presunti responsabili dell’omicidio di Giuseppe Lafranceschina, il 43enne pregiudicato di Trinitapoli ucciso il 3 giugno del 2020 in pieno centro casalino. Quel giorno, poco dopo le 18, la vittima venne raggiunta da tre colpi in faccia, esplosi da un’auto in movimento con una mitragliatrice modello “Skorpion” e un revolver calibro 38, mentre Lafranceschina si trovava a bordo di uno scooter elettrico in via dei Mulini. Una vera e propria esecuzione che non lasciò scampo al 43enne. Sono tre le persone finite in carcere con le accuse di concorso in omicidio aggravato dal metodo mafioso, porto illegale di armi da fuoco con matricola abrasa e ricettazione. Si tratta di Salvatore Montanaro, 52 anni e dei fratelli Simon e Stefan Liviu, rispettivamente di 26 e 24 anni. Due di loro sono anche accusati di violenza privata sempre aggravata dal metodo mafioso. L’omicidio, secondo gli inquirenti, sarebbe maturato nell’ambito della lotta tra clan di Trinitapoli. Lafranceschina, infatti, era il cugino di Giuseppe Gallone, ritenuto a capo del gruppo mafioso Carbone-Gallone, rivale del clan De Rosa-Buonarota per il controllo del territorio e delle relative attività illecite, principalmente spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni. Le indagini sono state condotte dalla Direzione Distrettuale antimafia di Bari che ha chiesto la custodia in carcere per i tre presunti responsabili. Fondamentale il racconto di un testimone oculare che agli inquirenti ha raccontato di aver visto, nei momenti dell’agguato, una Giulietta di colore rosso con a bordo tre persone, una delle quali armato di mitraglietta che ha fatto fuoco uccidento Lafranceschina. Alla guida c’era il 52enne Montanaro. Tutti e tre indossavano il passamontagna. Una faida, quella tra i clan di Trinitapoli, che va avanti dal 2003, con efferati omicidi. Come quello di Pietro De Rosa, ucciso a colpi di pistola, il 20 gennaio 2019, in via Aia, mentre si trovava a bordo della sua auto. Meno di tre mesi dopo l’agguato mortale ai danni del boss Cosimo Damiano Carbone, assassinato sotto casa, in via Transumanza.

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