Sarà una nuova perizia a stabilire se Antonio De Marco, il killer reo confesso dei fidanzati di Lecce, Daniele De Santis ed Eleonora Manta, al momento del delitto era capace di intendere e di volere. Così è stato deciso ieri, dal presidente della Corte D’Assise Pietro Baffa, nel corso del processo per il duplice omicidio, avvenuto la sera del 20 settembre 2020.
Il giudice ha disposto una integrazione della perizia con la quale i consulenti avevano accertato la lucidità dell’assassino, affetto sì da un disturbo della personalità di tipo narcisistico ma non tale da determinarne l’incapacità di intendere e volere.
Accolta la tesi degli avvocati della difesa, che hanno fatto emergere come i periti non abbiano esaminato interamente tutti gli scritti dell’indagato: il diario trovato nella sua abitazione, analizzato solo in parte, e i manoscritti trovati in cella dagli agenti della Polizia Penitenziaria.
Adesso i consulenti della Corte d’Assise avranno due mesi di tempo per completare il supplemento della perizia: la prossima udienza del processo è stata fissata per il 6 luglio, quando saranno ascoltati in aula i primi otto testimoni indicati dal Pubblico Ministero. Tra questi gli ufficiali di Polizia Giudiziaria che hanno effettuato il sopralluogo nell’abitazione delle vittime, subito dopo il massacro e alcuni condomini della palazzina di via Montello, che avrebbero udito le urla strazianti di Daniele ed Eleonora.
Motivo scatenante dell’agguato mortale, in base a quanto accertato nel corso delle indagini, l’invidia che l’assassino provava per la felicità della coppia. Così il killer ha messo in atto il suo piano diabolico: si è presentato a casa dei fidanzati armato di coltello e li ha uccisi pugnalandoli per ben 79 volte. Un delitto brutale portato a termine con lucida follia solo per soddisfare la sua sete di vendetta nei confronti dei due ragazzi, “colpevoli” di amarsi e vivere felici insieme, mentre lui era solo e incapace di avere una relazione con una donna.