Cronaca

FOGGIA | Arresto per corruzione, il sindaco Landella risponde alle domande del giudice. Interrogati anche gli altri 3 indagati

Ha risposto a tutte le domande, fornendo una spiegazione ai diversi punti contestati nell’ordinanza il sindaco dimissionario di Foggia, Franco Landella, ascoltato ieri pomeriggio dal gip del Tribunale del capoluogo dauno, Antonio Sicuranza, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia.

Una lunga chiacchierata, andata avanti per oltre un’ora e mezza, durante la quale l’ex primo cittadino – fa sapere il suo legale Michele Curtotti – ha motivato e chiarito ogni addebito anche se, essendo le indagini ancora in corso, sul contenuto della conversazione si mantiene il massimo riserbo.

Assieme a Landella, accompagnati dai rispettivi avvocati, sono stati ascoltati anche tutti gli altri indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura per il reato di corruzione.

Vale a dire la moglie dell’ex sindaco, Daniela Di Donna, dipendente del Comune, interdetta per 10 mesi dai pubblici uffici; e poi i consiglieri comunali Antonio Capotosto e Dario Iacovangelo e l’imprenditore edile Paolo Tonti. Questi ultimi tre finiti ai domiciliari, come Landella, il 21 maggio scorso.

Il consigliere Iacovangelo si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre tutti gli altri indagati si sono dichiarati estranei alla vicenda.

L’episodio contestato è quello relativo ad una tangente da almeno 32mila euro che il sindaco avrebbe intascato dall’imprenditore Tonti per il rinnovo di una proroga di concessione urbanistica. I soldi sarebbero stati poi divisi, grazie alla collaborazione della moglie, con i consiglieri di maggioranza Capotosto e Iacovangelo e con altri consiglieri, per i quali non è stata invece richiesta nessuna misura cautelare.

Il solo Landella risponde anche del reato di tentata concussione nei confronti di un altro imprenditore, interessato a subentrare in un appalto milionario per i lavori di riqualificazione ed adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione nel Comune di Foggia. In questo caso, sostiene l’accusa, l’allora sindaco avrebbe richiesto la somma di 500mila euro, poi ridotta a 300mila.

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