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Tangenziale Ovest, il Consiglio di Stato respinge gli appelli del Comune di Andria: la “bretella” si deve fare

Come un fulmine a ciel sereno la questione Tangenziale Ovest torna d’attualità. Il Consiglio di Stato, infatti, ha respinto gli appelli del Comune di Andria avverso i ricorsi sulla variante proposti dall’impresa aggiudicataria dei lavori e dalla Provincia BAT. Sulla Tangenziale Ovest, bretella che completerebbe la Sp2 tra via Corato e via Canosa, aggirando l’attuale percorso, il consiglio comunale aveva dato parere negativo sulla variante urbanistica, chiedendo sostanzialmente lo stop all’opera finanziata nel lontano 2011 con 27 milioni di euro, la cui gara per la realizzazione era stata affidata alla ditta Doronzo Infrastrutture. La decisione della massima assise andriese è stata poi impugnata al TAR sia dalla azienda che dalla Provincia BAT. Il Tribunale Amministrativo regionale, un anno fa, ha accolto i due ricorsi rimandando in consiglio la variante urbanistica. L’Ente federiciano si è quindi rivolto al Consiglio di Stato, ma proprio da quest’ultimo è arrivata l’ennesima doccia gelata che dà ragione alle controparti. Gli scenari ora diventano quanto mai complessi e sono due in particolare. Nel primo, il consiglio comunale potrebbe già procedere con il via libera alla variante urbanistica che sbloccherebbe l’iter per la realizzazione della tangenziale ovest, ma la questione non è così semplice. Rispetto al progetto finanziato nel 2011 i costi sono lievitati in modo considerevole e quei 27 milioni di euro certamente non basteranno per portare l’opera al compimento. Dalla maggioranza dell’amministrazione Bruno fanno sapere che sulla carta servirebbero più di 100 milioni di euro per la realizzazione, considerando che non molto tempo fa l’ASSET aveva già segnalato un incremento del costo reale dell’opera attorno ai 70 milioni. Il tutto prima dell’era pandemica e dello scoppio della guerra, elementi che hanno cambiato ulteriormente gli aspetti finanziari. Un secondo scenario potrebbe essere il commissariamento del consiglio comunale sul provvedimento, ovvero un figura commissariale che porti avanti la questione assumendo i poteri dell’assise e dando via libera alla variante urbanistica. In entrambi gli scenari il finale potrebbe essere un’opera iniziata e interrotta in attesa di nuovi finanziamenti. Dietro l’angolo, insomma, c’è il rischio di un cantiere incompleto. 

«Le sentenze lasciano davvero l’amaro in bocca – ha fatto sapere il Sindaco Giovanna Bruno -. Innanzi tutto perché spogliano il Consiglio Comunale del suo ruolo in materia urbanistica. Ora – si legge ancora nella nota del primo cittadino – ci troviamo di fronte ad un doppio danno: quell’opera, se realizzata, rovinerà il nostro territorio dal punto di vista ambientale, urbanistico, paesaggistico e produttivo. Valuteremo insieme cosa fare alle luce di queste pronunce». Dello stesso avviso il capogruppo PD, l’avv. Michele Di Lorenzo, che ha curato la causa: « Sono particolarmente deluso – ha scritto in una nota -. Bisogna sempre accettare le decisioni dei giudici, ma resto deluso perché è una battaglia civile, ed ambientalista al contempo, che era riuscita ad unire personalità, associazioni e sensibilità differenti. Una sconfitta collettiva».

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