“Il subappalto dei lavori di Borgo Mezzanone non andava assegnato alla Dmeco di Donato Mottola. La società non era in possesso dei requisiti necessari per aggiudicarsi i lavori”. A dirlo è stato Roberto Polieri, referente della sezione opere pubbliche e infrastrutture della Regione Puglia, ascoltato come testimone dell’accusa nel corso del processo in cui l’imprenditore Donato Mottola è imputato per avere versato una mazzetta da 20mila auro all’ex capo della Protezione civile pugliese Mario Lerario. Per l’ex dirigente regionale è già arrivata la condanna con rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per l’accusa di aver intascato questa ed un’altra tangente da 10mila euro da un altro imprenditore (anche lui già condannato).
Secondo il teste, “per i lavori, il cui importo era di 2,6 milioni di euro, era necessario un codice Soa (attestazione di qualificazione per la partecipazione alle gare d’appalto) che la Dmeco non aveva. Poco importa – ha aggiunto Polieri – che i lavori siano stati fatti bene, perché formalmente quella gara non andava attribuita alla società”. Polieri, insieme agli altri testi dell’accusa (l’attuale dirigente della protezione civile Nicola Lopane e al dirigente di sezione Francesco Plantamura) ascoltati ieri, ha sottolineato come la protezione civile e la sezione provveditorato-economato fossero sprovvisti di documenti cartacei relativi a diverse gare d’appalto. Nel corso dell’udienza ascolta come testimone dell’accusa anche la funzionaria della Regione Puglia Sabrina Della Crociata ed il rup del procedimento sul Cara di Borgo Mezzanone Antonio Mercurio ai domiciliari dal 9 febbraio scorso.