Ha parlato per oltre 6 ore con i pm di Lecce l’imprenditore andriese Antonio Tannoia, arrestato dopo il blitz di Polizia dello scorso 29 aprile all’interno della sua masseria in contrada Borduito dove fu scoperto un arsenale da guerra riconducibile al giudice Giuseppe De Beneditctis, finito anche lui in carcere assieme all’avvocato Chiariello per corruzione.
Tannoia, assistito dall’avvocato Mario Malcangi, ha parlato a lungo e rivelato molti particolari dei suoi rapporti con il giudice barese e della sua passione per le armi. Lo stesso ha ammesso di essere il proprietario di soltanto 3 pistole e 3 fucili trovate dalla Squadra Mobile nel vano principale della masseria lo scorso 28 maggio, armi tutte matricolate e ben custodite.
Secondo le testimonianze rese da De Benedictis e dal caporal Serafino, anche lui finito in carcere, Tannoia comprava e vendeva armi continuamente. Testimonianze che non sono state riferite all’imprenditore andriese per non inficiare la genuinità delle sue dichiarazioni.
Tannoia ha dichiarato di essere legato a De Benedictis da un rapporto di antica amicizia e secondo la tesi degli inquirenti caratterizzato da diversi scambi di favori. Sicuramente quello più grande lo faceva Tannoia a De Benedictis custodendo in una depandance della sua masseria l’arsenale del giudice barese. E proprio su questo punto Tannoia ha detto di non essere a conoscenza dell’enorme quantitativo di armi che erano nascoste nella sua proprietà. L’imprenditore andriese ha risposto anche sulla figura del caporal Serafino, ritenuto un elemento capace di procacciare armi illecitamente ai suo amici, ma non legato da un rapporto amicale allo stesso Tannoia.
I pm non sembrerebbero del tutto soddisfatti delle dichiarazioni rese dall’imprenditore andriese che comunque si è reso disponibile ad affrontare un secondo interrogatorio.