Si torna a sparare nella provincia di Foggia e ad uccidere. Un agguato mortale si è consumato, nella tarda serata di ieri, lunedì 17 luglio, nelle campagne di Mattinata. La vittima è un ragazzo di 28 anni, Bartolomeo La Pomarda, allevatore della zona, raggiunto da alcuni colpi di fucile. Una esecuzione in pieno stile mafioso, anche se il giovane non sarebbe affiliato a nessun clan della criminalità organizzata foggiana.
I primi a temere il peggio sono stati i suoi familiari che, non vedendolo rientrare a casa, nel tardo pomeriggio, hanno avvertito i Carabinieri. Il cadavere è stato trovato proprio dai militari dell’Arma: il corpo senza vita del 28enne era riverso a terra, all’interno della sua azienda agricola, in località San Martino Tagliata, zona al confine tra i comuni di Monte Sant’Angelo e Mattinata.
Nella notte i Carabinieri, che stanno seguendo le indagini, coordinate dalla Procura di Foggia, hanno effettuato alcuni esami Stub, per verificare la presenza di tracce di polvere da sparo, e perquisizioni a carico di pregiudicati del posto. Interrogate anche le persone vicine alla vittima, per ricostruirne gli ultimi spostamenti. Il luogo dove è avvenuto l’agguato è però sprovvista di telecamere di sicurezza.
Il medico legale, giunto sul posto, ha riscontrato ferite da arma da fuoco all’altezza della schiena e del busto ma informazioni più dettagliate sulla morte del ragazzo potranno emergere solo a seguito dell’autopsia, che sarà disposta nelle prossime ore. Una prassi nei casi di omicidio.
Al momento gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi investigativa. Si indaga anche sul passato del giovane. Nel 2016 il 28enne era stato arrestato, assieme ad altre due persone, per il tentato omicidio di un 30enne di Mattinata, Antonio Pio Prencipe, colpito con una accetta. L’aggressione, scattata per questioni di terreni confinanti, avvenne all’esterno di una pizzeria. L’uomo ferito riuscì a rifugiarsi all’interno del locale, dove si accasciò prima di essere soccorso e trasportato all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. In base a quanto poi ricostruito dagli investigatori, sarebbe stato proprio La Pomarda ad impugnare l’accetta.