Un fiume in piena, una conferenza stampa durata esattamente quanto una partita di calcio, per far tornare a sentire la propria voce quasi 4 mesi dopo l’ultima sua apparizione davanti ai microfoni. Ciro Polito, al suo terzo anno da direttore sportivo del Bari, ha smosso le acque del già agitato ambiente biancorosso alla vigilia del ritorno in campo dopo la sosta per le nazionali. L’ha fatto, come di consueto, mettendo la faccia su una sessione estiva di calciomercato che ha sollevato più dubbi che certezze, e lasciato l’idea che, dopo 15 arrivi e 18 partenze, per la maggior parte last-minute, il Bari oggi, all’alba della 5.a giornata di campionato, debba considerarsi ancora un cantiere aperto. Una squadra che avrà bisogno necessariamente del giusto tempo per cementarsi, il che tuttavia non preoccupa il direttore che, parole sue, è convinto di aver messo su una rosa più completa di quella che nella scorsa stagione ha concluso terza, mancando la promozione in A per pochi secondi in quella dannata finale playoff contro il Cagliari.
Una squadra più forte, a detta del ds, a cui, tuttavia, probabilmente manca una punta centrale in grado di costituire una valida alternativa a Nasti e Diaw, confidando che quest’ultimo possa presto ristabilirsi dalle sue noie muscolari. Una punta cercata e non trovata, e che, probabilmente, potrebbe arrivare dal mercato degli svincolati.
Da quell’11 giugno che rimarrà ferita insanabile ad oggi, l’unico a parlare era stato il presidente Luigi De Laurentiis, che il 13 luglio, tra le altre cose, aveva affermato come le eventuali (e poi realizzatesi) cessioni di Caprile e Cheddira avrebbero costituito budget ulteriore per il calciomercato. Il passaggio dei due gioiellini al Napoli, il che già di per se ha rappresentato un boccone amaro da digerire per i tifosi biancorossi, sarebbe anche stato un sacrificio accettabile se, effettivamente, quella promessa fosse stata mantenuta. E invece, come dimostrato dai fatti e come confermato da Polito, il budget è rimasto sostanzialmente lo stesso dell’anno passato, particolare che ha lasciato, inevitabilmente, una lunga scia di malumore nell’ambito della tifoseria, organizzata e non.
Ed è proprio questa sostanziale difformità di pensiero tra ds e presidente che dovrà, prima o poi, essere necessariamente chiarita dal n°1 della società biancorossa, che sarà chiamato a spiegare, se lo vorrà, quanto il Bari ha ricavato dalla vendita dei due protagonisti della scorsa Serie B alla società di papà Aurelio, e per quale motivo quella cifra non sia stata effettivamente reinvestita.
I mancati investimenti appunto, nonché lo spettro della multiproprietà che aleggia inevitabilmente, hanno portato a cominciare la stagione in un clima di sostanziale scetticismo. Che solo i risultati potranno spazzare via, in attesa e nella speranza che il Bari possa riconquistare, sul campo, quella Serie A che la piazza ha ampiamente dimostrato di strameritare, nonché, e forse soprattutto, la dignità di squadra che non può essere succursale di nessuno.