È arrivato il commissariamento per il Comune di Triggiano. Un atto dovuto e inevitabile, come diretta conseguenza della bufera giudiziaria che, nella giornata di ieri, ha portato all’arresto del sindaco Antonio Donatelli (finito ai domiciliari) e di altre sette persone con l’accusa di corruzione elettorale in occasione delle amministrative di ottobre 2021. 72 in totale gli indagati. Nessuna ripercussione invece, al momento, sull’altra amministrazione toccata dall’indagine, quella di Grumo Appula, dove l’ex assessore alla Sicurezza, Nicola Lella, è l’unico trasferito in carcere.
Figura centrale dell’apparato corruttivo venuto alla luce con l’inchiesta, era Alessandro Cataldo (finito ai domiciliari), il marito dell’ormai ex assessore regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia (anche lei indagata), che ieri ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica istituzionale, oltre che dagli organismi del Partito Democratico.
Referente del movimento politico “Sud al Centro”, Cataldo secondo l’accusa avrebbe messo in piedi un sistema per controllare i voti, servendosi di un database che conteneva più di duemila nomi di elettori. Ogni preferenza veniva pagata la somma di 50 euro, ma merce di scambio – emerge dalle carte d’indagine – erano anche le bombole di gas. Chi accettava l’accordo, consegnava una copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale, in modo tale da permettere un controllo dei voti espressi, sezione per sezione. Così sarebbero state “inquinate” le elezioni comunali di Grumo Appula, nel settembre 2020, e poi di Triggiano, nell’ottobre 2021.
Dagli atti dell’inchiesta viene fuori uno spaccato a dir poco inquietante circa l’abilità degli indagati di condizionare non solo le consultazioni elettorali, pilotando l’elezione del sindaco ma, nel caso specifico di Triggiano, anche la gestione dell’amministrazione, decidendo su nomine ed incarichi. Il sistema del malaffare che faceva affari con la politica.