Il fenomeno cresce con episodi che si moltiplicano e destano sempre più preoccupazione. Nuova aggressione al personale sanitario in Puglia. L’ultima è avvenuta nel pomeriggio di giovedì 25 aprile all’ospedale “Di Venere” di Bari dove due infermieri sono stati aggrediti da una donna stanca – a quanto appreso – di attendere le dimissioni del figlio dal pronto soccorso. A renderlo noto è stata la Asl di Bari. I due infermieri hanno riportato ferite con prognosi di 15 e 10 giorni. Sul posto è intervenuta la Polizia di Stato. Secondo quanto ricostruito, le dimissioni del giovane sarebbero state ritardate per il contemporaneo arrivo di codici rossi che hanno impegnato il personale del pronto soccorso. Tanto è bastato per innescare la rabbia della donna. La Asl barese ha espresso solidarietà e vicinanza agli operatori sanitari vittime dell’aggressione, condannando l’episodio. L’azienda sanitaria locale metterà a disposizione dei dipendenti il proprio ufficio legale ricordando che dal 4 aprile scorso è entrato in vigore il Decreto legislativo secondo cui si può procedere d’ufficio anche nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari, indipendentemente dalla gravità della lesione o dalla volontà di presentare denuncia. Per queste aggressioni si rischia la reclusione da due a cinque anni, aumentabili a dieci se le lesioni sono “gravi” e fino a sedici se “gravissime”.
L’episodio del “Di Venere” è solo l’ultimo di una lunga serie. Altre circostanze si sono verificate in tutta la Puglia. Il 3 marzo scorso, a Foggia, alcuni soccorritori del 118 – intervenuti per un malore accusato da una persona – sono stati aggrediti con calci e pugni da un uomo secondo cui i soccorsi erano arrivati tardi. Il 29 marzo ad Andria, all’ospedale “Bonomo”, un uomo ha preso a calci la porta del pronto soccorso perché pretendeva di restare accanto al padre anziché in sala d’attesa. Il 23 marzo è toccato ad un medico in servizio nel pronto soccorso del policlinico Riuniti di Foggia. E così via.
Per quanto riguarda la BAT, la Asl locale ha già attivato un accordo con il comando provinciale dei carabinieri, mentre al “Bonomo” è già presente una postazione fissa di polizia. Nel Foggiano, invece, è in vigore un accordo tra Riuniti e Polizia di Stato che prevede l’utilizzo da parte del personale sanitario di un dispositivo d’allarme portatile in caso di necessità.