Battono le sbarre poste davanti alle loro finestre per farsi sentire. Le percuotono con ciò che hanno in cella, principalmente pentole e posate. E’ il linguaggio della protesta dei detenuti del carcere di Trani, iniziata nel tardo pomeriggio di ieri e proseguita anche stamani. Un dissenso percepito anche a distanza di centinaia di metri dalla casa circondariale di Via Andria.
I mali del sistema carcerario sono ben noti e sostanzialmente irrisolti. Proprio ieri la Camera penale di Bari è intervenuta con una nota sulla situazione di emergenza legata al sovraffollamento, all’elevato numero di suicidi registrato nella prima metà dell’anno in corso e alla penuria di agenti di polizia penitenziaria. In riferimento al decreto varato il 4 luglio scorso recante “Misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia”, la Camera penale ha infatti definito “insufficienti e non idonei” tali provvedimenti, assicurando la propria attenzione nel “monitorare ogni situazione di rischio ed il proprio sostegno ad ogni iniziativa utile per la salvaguardia della dignità delle persone detenute”.
Le carceri continuano a essere in profonda emergenza, come dimostrano anche gli omicidi, le rivolte, le risse, le aggressioni, le violenze, i traffici illeciti, lo spaccio di sostanze e oggetti non consentiti. Il tutto in un contesto che vede 14mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili e 18mila agenti in meno rispetto al fabbisogno.