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11,04 del 12 luglio 2016, quel momento in cui la vita di migliaia di persone è inconsapevolmente cambiata

Quel preciso momento in cui la vita di migliaia di persone è cambiata senza neanche rendersene conto. Un istante, uno scontro, una corsa, un disastro. Dell’incidente sulla tratta ferroviaria tra Andria e Corato si è detto tutto e il contrario di tutto ma probabilmente poco si è detto di come è cambiata la vita delle persone coinvolte in questa vicenda, delle comunità che hanno assistito inermi alla tragedia, delle città che hanno subito pesanti conseguenze.

A otto anni da quello scontro il caldo resta identico, come in quella mattinata, il ricordo è più nitido che mai così come il frinire delle cicale. Un posto così isolato che in pochi minuti divenne un brulicare di soccorritori, forze dell’ordine ed ansia. In poche ore quella che sembrava una scena organizzata in qualche studios per il cinema era diventata di dominio pubblico in tutto il mondo. In quelle poche ore però la risposta dei soccorsi fu davvero importante con la Misericordia di Andria che in pochi minuti montò un ospedale da campo, le ambulanze del 118 e l’elisoccorso assieme ai vigili del fuoco furono in grado di salvare tutti coloro i quali potevano essere salvati. Ma alla fine il bilancio fu ugualmente drammatico: 23 ignare persone, con storie e vite completamente diverse e che casualmente erano su quei treni, sono morte. Le conseguenze, eccole.

Parenti, amici, familiari: un dolore che solo quella scrosciante pioggia nel giorno dei funerali al Palasport, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, probabilmente ha effettivamente rappresentato. I feriti, oltre una 50ina, hanno cambiato la loro vita irrimediabilmente dopo un evento che ti pone tra la vita e la morte con un appello difficile da spiegare. I soccorritori e le forze dell’ordine che hanno vissuto scene impossibili da immaginare, troppo forti da vivere e complicate da elaborare. Le popolazioni che in quei treni vedevano dagli anni ‘60 la grande emancipazione di un territorio che voleva crescere, studiare ed avvicinarsi ad essere una grande comunità ed invece si è riscoperto fragile e tagliato fuori. Gli esercizi commerciali che vivevano attorno alle stazioni, irrimediabilmente compromessi con aree divenute ora deserto commerciale. Il traffico andato in tilt in questi anni tra il nord barese ed il capoluogo a causa proprio della mancanza di collegamenti ripresi, ancora parzialmente, da poco. La fatica di rialzarsi con anni di buio difficili da dimenticare e per cui restano le incognite future di lavori e ripresa delle connessioni. I processi ormai divenuti due, quelli nelle aule giudiziarie, ma migliaia quelli da bar che hanno restituito una diffidenza e tanta rabbia che credo ancora non sia minimamente smaltita.

Le conseguenze di cui nessuno parla e che dopo otto anni, per chi vive questo territorio ogni giorno, restano visibili e ben collegate a quella inconsapevole tragedia del 12 luglio 2016 alle 11,04. A partire da quel preciso momento.

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