Non potranno esercitare determinate attività professionali e imprenditoriali – per la durata di un anno – due dei quattro indagati per morte della 25enne Clelia Ditano, morta il 1 luglio scorso a Fasano precipitando nel vano ascensore della palazzina di via Piave dove abitava con la famiglia. La misura interdittiva è stata emessa dal gip del Tribunale di Brindisi ed eseguita dai carabinieri nei confronti dell’amministratore di condominio e del responsabile tecnico della società di manutenzione degli ascensori, ai quali è addebitato il reato di “omicidio colposo”. Nel provvedimento cautelare è evidenziata la sussistenza allo stato attuale di gravi indizi a carico degli indagati perché ritenuti responsabili, ciascuno nelle vesti di rispettiva competenza, di “grave negligenza, imprudenza, imperizia ed inosservanza della normativa e degli obblighi contrattuali posti a base della regolare manutenzione dell’impianto ascensore del condominio”. E poi ancora per non aver impedito – si legge – “omettendo scientemente di effettuare le necessarie riparazioni ovvero di mettere in sicurezza l’ascensore e comunque di inibire l’uso dello stesso a fronte della più volte accertata difettosità della chiusura delle porte dei piani”. Quel giorno la giovane chiamò l’ascensore, ma all’apertura delle porte la cabina non c’era. Così è precipitata dal quarto piano mentre l’ascensore era fermo al piano terra. Dopo l’esecuzione dell’ordinanza si svolgeranno gli interrogatori di garanzia degli indagati, che potranno difendersi ed offrire la loro eventuale versione dei fatti. Dal 1 agosto, invece, partiranno le perizie tecniche sull’ascensore da parte del consulente nominato dal pm. Gli esiti dovranno essere consegnati entro 60 giorni.