Erano specializzati nella commissione di furti seriali di veicoli commerciali, prevalentemente Iveco Daily, reati commessi in Toscana ma anche nella Repubblica di San Marino e nelle province di Ravenna e Pesaro Urbino. Con questa accusa, su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, i Carabinieri del comando labronico hanno arrestato sei soggetti, tutti originari del foggiano, di età compresa tra i 24 e i 66 anni. Per cinque di loro si sono spalancate le porte del carcere, uno invece è stato destinatario di misura cautelare ai domiciliari.
Sono ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di furto pluriaggravato, riciclaggio, autoriciclaggio e falsità materiale.
L’indagine, avviata a seguito della segnalazione della Confederazione Nazionale
dell’Artigianato circa un’anomala impennata di furti di furgoni e autocarri nel territorio di Livorno, è stata sviluppata dal Nucleo Investigativo dal luglio 2023 allo scorso febbraio e si è articolata attraverso captazioni telefoniche, telematiche e ambientali e della cooperazione internazionale di polizia per gli accertamenti all’estero.
E proprio all’estero venivano piazzati i veicoli, in particolare in Polonia verso una ditta specializzata nella vendita di ricambi nei cui confronti sono in corso ulteriori accertamenti. Secondo la ricostruzione investigativa, impiegavano meno di due minuti per provvedere al furto, sfruttando basi logistiche ubicate nel pisano, dove trovavano ricovero durante le trasferte.
Quarantuno i furti contestati. La banda operava nei giorni infrasettimanali, nei quali ditte ed artigiani sono in piena attività e dopo i furti provvedeva alla contraffazione di targhe, telai e documenti di circolazione per permettere l’esportazione attraverso il confine nazionale di Tarvisio , ipotesi investigativa che ha trovato pieno riscontro il 30 gennaio scorso quando due degli indagati sono stati bloccati dai carabinieri alla guida di due furgoni proventi di furto.
Una complessa operazione, spiegano i Carabinieri di Livorno, che ha permesso di arginare l’elevata pericolosità sociale dei destinatari delle misure cautelari.