Tolleranza zero contro la “malamovida” nel centro cittadino. È la decisione del sindaco di Bari, Vito Leccese, che ha firmato un’ordinanza che ha come obiettivo quello di arginare gli effetti negativi della movida, da attuarsi in via sperimentale nel quartiere Umbertino, tra le aree più interessate da questo fenomeno.
Il provvedimento – fanno sapere da Palazzo di Città – è frutto di un lungo percorso di ascolto e confronto con i residenti ed i gestori degli esercizi commerciali ed è la risposta dell’amministrazione comunale all’aumento del senso di insicurezza ed al peggioramento della qualità della vita dei cittadini che vivono in questa zona della città, e che lamentano da tempo schiamazzi, ubriachezza molesta e mancato rispetto delle norme igieniche. Fenomeni che spesso sono stati accompagnati anche da episodi di violenza.
L’ordinanza prevede il divieto di vendita e somministrazione per asporto di alimenti e bevande, di qualunque tipo, alcoliche e analcoliche, dalle 23 alle 7, dalla domenica al mercoledì, e dalle 24 alle 7 dal giovedì al sabato.
Il divieto di somministrazione e vendita di alimenti e bevande nei dehors e su tavoli e sedie, che insistono su suolo pubblico, dalle 24 fino alle 7 delle giornate successive dalla domenica al mercoledì. Dopo le 24 e fino alla chiusura la consumazione di cibi e bevande potrà avvenire esclusivamente all’interno dei locali che, dalla mezzanotte, dovranno avere porte e finestre chiuse per evitare rumori in strada. Stessa regola dall’1 alle 7 nei giorni di venerdì, sabato e domenica.
Si dispone inoltre la chiusura di tutte le attività commerciali, artigianali, alimentari per asporto e pubblici esercizi dalle 2 alle 6, salvo che il locale sia dotato di certificato di insonorizzazione. È previsto infine il divieto di nuove concessioni di suolo pubblico con dehors, tavoli, sedie e ombrelloni, nel periodo di vigenza del provvedimento.
In caso di violazione dell’ordinanza si rischiano sanzioni fino a 12mila euro così come la sospensione dell’attività, per un periodo che va dai 3 ai 20 giorni e, nei casi più gravi, anche la revoca delle autorizzazioni.