Due grandi cavità in agro di Minervino al confine con il territorio di Andria utilizzate come discarica a cielo aperto per ecoballe e rifiuti di ogni genere. Un territorio violentato in questa zona di pregio per l’agricoltura a nord di Bari a partire almeno dal 2023 ed ancora tutt’oggi utilizzata per sversare qualsiasi genere di rifiuto. Basta vedere le immagini acquisite nel tempo con il satellite per rendersi conto di come questo lembo di territorio sia stato trasformato in modo quasi irrimediabile dalla mano disastrosa dell’uomo. Solo qualche giorno fa il NOE dei carabinieri di Bari ha smantellato una organizzazione dedita proprio al trasporto di rifiuti anche pericolosi dalla Campania alla Puglia, circa 6000 tonnellate quelli scoperti, in particolre tra le province di Foggia e la BAT. 17 indagati in totale di cui 8 arresti per lo sversamento di rifiuti tra il 2020 ed il 2021 in diverse cave e campi. In particolare proprio in una cava in disuso di Minervino Murge. Ma le immagini che vi stiamo mostrando non si riferiscono alla zona sequestrata dai militari qualche giorno fa. Dunque un’altra bomba ecologica di grandi proporzioni, ancora in uso da parte di criminali senza scrupolo anche confrontandola con le immagini satellitari di qualche mese fa che mostrano molti meno rifiuti di quelli presenti oggi.
Siamo a ridosso della SP230 su cui ci sono anche importanti strutture ricettive oltre che aziende agricole a circa sette chilometri di distanza dal centro di Minervino e più o meno alla stessa distanza dalla borgata di Montegrosso. Un’area di pregio per l’agricoltura ma anche per il Parco dell’Alta Murgia in cui si arriva solo con strade sterrate ma che racconta la follia umana che va ben oltre la logica. Qui rifiuti di ogni genere con scarti di lavorazione tessile, edile, plastiche ma anche amianto abbandonato in tutta la sua pericolosità. Ci eravamo già occupati di ecoballe abbandonate ad Andria e Trinitapoli lo scorso anno per un flusso di rifiuti proveniente soprattutto dalla Campania, come poi accertato dai carabinieri, che fanno della Puglia una vera e propria nuova terra dei fuochi. Ora la grande urgenza è monitorare questa zona e soprattutto iniziare una operazione di bonifica dai costi sicuramente molto elevati ma inevitabile per riportare in sicurezza l’area e provare a ristabilire, con grande difficoltà, un ecosistema naturale ormai decisamente compromesso.