A seguito di alcune lettere anonime che segnalavano comportamenti illeciti, erano diventati più attenti nelle loro conversazioni. Lasciavano i cellulari in ufficio, per paura di essere intercettati, e si allontanavano anche sul terrazzo per parlare tra loro. Ci hanno pensato le telecamere nascoste a riprendere le presunte mazzette per cui ora sono indagati. Sono alcuni dei dettagli del terremoto che ha scosso la Asl di Bari, l’inchiesta su presunte tangenti o regali in cambio di appalti in ambito sanitario. Dieci gli arresti, sei in carcere e quattro ai domiciliari con ipotesi di reato di associazione a delinquere, corruzione, falso, turbata libertà degli incanti e subappalti illeciti. Altre 7 persone sono indagate a piede libero. L’inchiesta è una costola di quella sulla realizzazione dell’ospedale covid in Fiera, la stessa che tre anni fa ha portato all’arresto dell’ex dirigente della protezione civile Mario Lerario.
Il primo appalto sospetto riguarda quello da 400mila euro per l’adeguamento alle norme antincendio della sede barese della Neuropsichiatria infantile. Seguono i lavori per la Casa della Salute di Giovinazzo, l’unità di medicina protetta dell’ospedale San Paolo e la sostituzione delle canne fumarie del “Di Venere”. Secondo le carte, è Nicola Sansolini – ex direttore responsabile della struttura complessa area gestione tecnica della di Asl Bari, finito in carcere – ad avere un ruolo centrale, accusato di aver fatto ottenere ad alcuni operatori economici commesse dietro mazzette, di aver accelerato indebitamente i tempi di liquidazione dei pagamenti, di aver effettuato controlli superficiali sullo stato d’avanzamento dei lavori, e sub appalti senza autorizzazione. Il tutto, secondo l’accusa, con l’obiettivo di far lievitare il valore iniziale degli importi degli appalti, consentendo agli imprenditori di ottenere maggiori profitti illeciti.